Fiori rossi, di Gabriele Oselini, edito da Fara e prefato da Alessia Rovina
Fiori rossi – Gabriele Oselini – Fara – Pagg. 64 – ISBN 9788894903430 – Euro 10,00
Prefazione
Leggendo per la prima volta la nuova silloge del caro amico Gabriele, mi sono immediatamente resa conto di trovarmi davanti a dei piccoli mondi nascosti. Sovente un poeta in ogni verso tenta di conservare gelosamente un brandello di universo per donarlo alle generazioni che verranno, ma qui accade qualcosa di profondamente differente. Si presentano ai nostri occhi questi versi come brevi tracce descrittive, con semplicità, senza ingombro metrico, quasi con l'intento di non volere turbare la leggerezza della comunicazione; sono impressioni, come quelle che dominavano l'espressività dei poeti d'Oltralpe ottocenteschi. E così vorrei definirle: impressioni, che però dischiudono interi mondi.
Superato l'impatto graffiante, non resta che lasciare che il cuore si inebri della leggerezza disarmante delle immagini proposte dall'autore, la cui regina indiscussa rimane la terra, la sua terra. Gioie e sofferenze sono i doni della Pianura, lambita dal grande amico Po, il Grande Fiume, che con la sua vegetazione, i suoi campi fertili e i suoi frutti percorre i versi poetici, lasciando al lettore un retrogusto agro, come di una memoria lontana, che fatica ad andarsene, che stenta a lasciare il passo alla contemporaneità. La presenza della natura diventa per l'autore irrinunciabile, caratterizza fortemente lo scandire del suo tempo, del suo passato e del suo presente, ed inevitabilmente anche di quel futuro che in alcune liriche incombe come compagno imperscrutabile.
Per chi è nato in questa Terra, come me, leggere i versi di Gabriele diventa un rivivere esperienze nel vivo della propria carne: un eterno rinnovarsi di conoscenze ed esperienze ancestrali, che sono parte del nostro DNA, e si fanno sentire, prepotenti, ogni volta che vediamo la nebbia, ogni volta che i covoni di fieno sono accumulati nei campi estivi, ogni volta che percorriamo l'argine, e percepiamo come nostro il piccolo universo in cui siamo stati generati. Per chi invece non conosce queste sensazioni, sarà altrettanto emozionante seguire i primi passi orgogliosi di quel piccolo portento di Matteo di Minirugby, giovane germoglio, o percepire gli odori pungenti del bosco di Cicale, e ritrovare sé stessi in un mondo che non può morire.
Con questo augurio lascio il lettore alla scoperta dei versi di Fiori rossi, metafora del nuovo giorno.
Alessia Rovina
