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Il tempo lungo, di Emilio Paolo Taormina, edito da Giuliano Ladolfi e prefato da Rossana Rachele Medici

Il tempo lungo, di Emilio Paolo Taormina, edito da Giuliano Ladolfi e prefato da Rossana Rachele Medici

Il tempo lungo – Emilio Paolo Taormina – Giuliano Ladolfi – Pagg. 78 – ISBN 9788866447337 – Euro 10,00


Prefazione


È sempre difficile precisare in cosa consista l'oggetto d'amore: si ama senza saperlo spiegare, nonostante la sensazione che l'evidenza del fatto sia lì,

debba essere lì, a portata di mano e di sguardo, indicibile quanto palpabile;

la poesia di Emilio Paolo Taormina, ricchissima di queste peculiarità amabili – “vecchi pescatori con / gli occhi bruciati / dalla salsedine / gomito a gomito

sul molo / rammendano reti e ricordi” – indaga l'amore e ne suscita, così come la luce, evocata, parla dell'ombra e la genera; una luce sfumata, forse una luce che ha assorbito qualche stilla di malinconia, di saudade; una luce serale,

lontana dalle ombre nette del mattino e del mezzodì, dalle caldane del meriggio; la luce d'una sera accesa, che giunge dopo il (lungo) cammino del giorno e che s'incuriosisce della tenebra annunciata, intravista: una sera in cui

l'amore, declinato in innumerevoli atomi-parole, si concretizza e, come mare, torna verso le rive del visibile, del conoscibile attraverso un linguaggio lirico

che s'è impastato di ogni profumo per restituirlo mutato in suono e colore, tratto; il sincretismo pervade l'opera intera, ogni atto poetico, generando arte.

Di questa luce propria, peculiare, vorrei saper parlare, vorrei indagare: del fascino che sa suscitare, del moto che sa innescare per disvelare frammenti di

mondo (condiviso), di reale – ”la pioggia s'è addormentata /col rosario in mano / e un'ave morta tra le labbra / cieli e ulivi si scambiano / un bacio umido / cigola il cancello /i sogni escono per la campagna / l'aurora dorme nelle arance / restano sui vetri gocce di pioggia / come note di una canzone

dimenticata”–, della compassione e commozione che sa rendere palpabili;

un immenso amore per la vita che ha condotto la pratica quotidiana dello sguardo all'assenza di qualsivoglia pregiudizio “nel buio i manichini / escono

dalle vetrine / passeggiano / tenendosi per mano”: nella scrittura del poeta l'osservazione del mondo, esterno e interno, diviene gesto indicante, presa

d'atto; si dipana allora la matassa della ricerca di senso –”sono un bambino / affacciato agli occhi / di un vecchio / per giocare col mondo”– e l'icona assume

forma, definizione; la materia, verbo incarnato, diviene logos, la parola è: si condensano dunque le nebbie dell'inconscio in suono che tuttavia è anche colore, segno, immagine e costruzione di relazione col mondo; l'amore e l'amare tornano nello splendore del riconosciuto, del concepibile, mirabilmente incarnati negli innumerevoli frammenti di una pratica severa e tenera, che ci accompagna nel mondo.


Rossana Rachele Medici