Monologo allo specchio, di Giuseppe Carlo Airaghi
Monologo allo specchio
di Giuseppe Carlo Airaghi
Resto in posa di fronte allo specchio
a cercarmi nel fondo degli occhi
(non ben sapendo cosa l'anima sia
se non la fibra finale che completa
le ossa) la carne immutata,
nonostante la barba ingrigita,
del ragazzo che ero, che a mano piantava
desideri tra l'erba dei fossi, tra le acque
smosse delle rogge, tra le gambe
dischiuse delle regine. Per gioco.
Soltanto per gioco, per incoscienza.
Ogni passo all'indietro è una distanza
che raddoppia. Per meglio vedermi
dovrei allontanarmi fino a perdermi
di vista. Rigirarmi nella bocca parole
che non oso dire. Il vero di noi
sta in quello che resta non detto.
Credo oggi di avere risposte
alle domande poste in passato,
ci arrivo dopo anni di silenzi,
fuori tempo massimo, fuori luogo,
avanzando come gli uccelli costretti
a sfidare l'ostinazione del vento:
cercando riparo rasenti alle siepi.
“Se sono costretti” dici “la loro
non è una sfida ma una pura prova.
Quasi una sorta di resa”.
Da Ora che tutto mi appare più chiaro - Autobiografia apocrifa (puntoacapo, 2023)