Una luce perenne contro l’oscurità. Alocución al pueblo de Fuente Vaqueros, di Federico Garcia Lorca, edito da Helicon, traduzione e note di Franca Canapini, recensito da Gemma Mondanelli
Una luce perenne contro l'oscurità
Alocución al pueblo de Fuente Vaqueros
di Federico García Lorca
Traduzione e note a cura di Franca Canapini
Prefazione di Lorenzo Spurio
Edizioni Helicon
Pagg. 194
ISBN 9791281748941
Prezzo Euro 18,00
Non ho mai approfondito l‘opera di Federico García Lorca anche se ho sempre conosciuto, fino dal periodo scolastico, alcune sue composizioni poetiche come il molto noto e apprezzato “ Lamento per Ignacio” e ho sempre trovato qua e là la foto di un bellissimo giovane aristocratico ed elegante ( che valorizza anche la copertina di questo libro) che contrastava a volte con l'idea di rivoluzionario che, nell'immaginario collettivo, caratterizzava il personaggio.
Ho trovato quindi estremamente importante questa opera di Franca Canapini che con un sapiente lavoro di traduzione ed esplicativo, ci conduce passo, passo alla conoscenza di uno dei discorsi pronunciati dal Nostro in occasione della apertura nel suo paese di nascita di una biblioteca comunale.
Preceduta da una bellissima prefazione di uno studioso dell'Autore, Lorenzo Spurio, la traduzione di tale discorso si snoda con un impianto didattico del testo, ma non solo, anche con un racconto estremamente gradevole e illuminante dell'autrice che trasmette questa alocución ‘che sommuove i cuori' in maniera niente affatto monotona, ma anzi molto dinamica e circostanziata.
Nel 1931 Lorca tiene questo discorso, uno dei tanti della sua breve vita, ma particolarmente significativo e Franca è là con lui, procede titolando ogni paragrafo degno di questo nome, raccontandolo in maniera sintetica con parole sue affinché nella pagine successive possiamo gustarci la sua traduzione corredata, per chi avesse le competenze e la curiosità di fare raffronti linguistici, con il testo in lingua originale.
Illustrazioni completano la sezione del discorso analizzata e così si procede passo, passo fino a che l'autrice ci accompagna verso la lettura integrale con testo spagnolo a fronte.
Sembra una cosa piccola la partecipazione di Lorca all'inaugurazione della biblioteca del suo piccolo paese vicino a Granada. Ma per chi ama i libri e la lettura non è così, ma anzi è un atto rivoluzionario di ‘tremendo' impatto emotivo. Il poeta è fortemente coinvolto, direi commosso e di questo suo paese ricorda tutto, ciò che hanno realizzato per la comunità i suoi antenati, cosa ha fatto sua madre maestra, che ha insegnato a leggere a tanti compaesani. È commosso Lorca perché un paese così piccolo si è elevato talmente da promuovere la lettura, l'informazione e per questo considera un grande onore poter partecipare non con un discorso orale, ma scritto, che si possa volendo rileggere e possa rimanere nella memoria di coloro che hanno partecipato e anche di coloro che verranno dopo.
In effetti non so come avremmo potuto, anche ascoltandolo di persona, avere quelle emozioni che solo una lettura può dare, anche se ovviamente il discorso orale permette di godere dei toni di voce, delle espressioni del viso, della gestualità dell'oratore. Cosa che del resto possiamo immaginare, visto che l'oratore tende a descrivere i suoi stati d'animo.
L'importanza dei libri e dei lettori non è negoziabile. Niente più del libro apre le porte del sapere. Gli uomini muoiono, ma non i libri che restano a testimoniare idee, sentimenti, cose concrete e astratte, paesaggi, usi costumi conquiste umane, rivoluzioni sociali e prettamente personali.
L'allocuzione serve a fare riflettere su concetti democratici imprescindibili, sulla libertà di pensiero che è alla base di ogni democrazia e che soltanto i libri possono sviluppare. Commuove anche noi questo pensare così autentico, ma anche così semplice e delicato di un intellettuale impegnato sul campo come Lorca, che dopo pochi anni morirà senza che sia stato mai trovato il suo corpo di combattente.
Penso che Franca abbia tradotto con sapienza e studio accurato una lingua non sua senza distorcerne lo stile autentico, e conservando anche parole che a volte sembrano desuete. La traduzione non è poca cosa, perché bisogna interpretare senza distorcere non solo il senso, ma appunto anche lo stile, rispettando la scelta personale delle parole, solo così si ha pienamente idea di ciò che l'autore vuole trasmettere. Nella traduzione l'onestà di chi traduce si deve sposare con la necessità di rendere onore pienamente a chi ha voluto dire proprio quello, né di più, né di meno, spesso sacrificando anche le proprie personali convinzioni e forse… ambizioni stilistiche e semantiche.
È dunque un lavoro pregevole quello che ci propone Franca Canapini, non solo per il contenuto del discorso molto alto, ricco di generosità e di altruismo che ci apre ancora una volta la prospettiva sulla grandezza di Lorca, ma anche perché è una guida alla comprensione di un testo destinato a rimanere nell'animo come esempio di grandezza e di magnanimità realizzatosi in un periodo storico molto complesso in cui una parola poteva condannarti per sempre e, sostenere attraverso i libri l'evoluzione autonoma del pensiero, poteva costituire un atto rivoluzionario difficile da tollerare.
E forse fu uno dei tanti atti che non fu tollerato.
Gemma Mondanelli
