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Il carro delle esequie solitarie, di massimolegnani

Il carro delle esequie solitarie, di massimolegnani

Il carro delle esequie solitarie

di massimolegnani



La campana che batteva stancamente a morto lo risvegliò dal torpore postprandiale.

Guardò con fastidio verso la chiesa, non sopportava la piccola fiumana che ad ogni funerale transitava sotto casa sua alla volta del cimitero, gli addobbi viola, le litanie, la quadriglia di cavalli coi pennacchi, il prete in grande spolvero, il chierichetto a reggere la croce, l'oscenità del corteo, le prime file che pregavano con ostentazione, le ultime che chiacchieravano come al bar. Avesse notato per tempo che la casa si trovava sulla traiettoria funebre, non l'avrebbe di certo comprata quando aveva deciso di trasferirsi in quel paese sperduto della piana. Ma ormai era fatta e gli toccava subire ogni volta quella tortura. In quelle occasioni si rintanava nel luogo più isolato della casa.

Dalla torre d'avorio della mansarda guardò di nuovo verso il sagrato e vide uno spettacolo che non s'aspettava: la facciata della chiesa era spoglia, sui gradini non c'era anima viva, la bara era caricata sul carro contadino senza sponde che il Comune forniva quando non c'era chi pagasse il funerale, e un unico cavallo era pronto a fare di malavoglia la sua fatica. Dov'erano finiti gli abitanti? Dove quella solidarietà compatta con cui onoravano il morto più dei vivi, purchè fosse dei loro? Comparve il prete che, senza paramenti e senza chierichetti si avviò solitario dietro il carro.

L'uomo dietro ai vetri non sopportò oltre quella vista e si chiese se non stesse assistendo al proprio funerale, a lui che veniva da fuori e stava sempre per i fatti suoi i cari paesani avrebbero sicuramente dedicato un trattamento analogo. Provò un bisogno impellente di rimediare alla sconcezza, forse più per amore per sé stesso che per rispetto verso il morto. Indossò il cappotto, si mise in attesa sull'uscio e quando passò il carro si accodò all'inesistente corteo. Non era in grado di rispondere alla litania del prete e non aveva idea di chi si celasse nella cassa di pessimo legno, forse una bocca di rosa che venuta da lontano aveva scompaginato le famiglie, forse un uomo odioso che in paese aveva suscitato solo inguaribili rancori, non aveva importanza, lui sapeva che il suo posto era lì, a fare meno acuta la solitudine della morte.

La strada che portava al camposanto era in leggera discesa e questo gli facilitava il passo e il pensiero: gli sembrava di essere goccia che rotola verso qualcosa di più grande, ruscello, fiume, infine mare, e l'essere l'unica goccia all'appello lo fece sentire importante, fondamentale, da solo sarebbe stato oceano (di consolazione? Di inutilità?) a quel morto senza nome. Arrivato al cimitero, per un istante pensò di aver raccolto altre gocce, di aver creato col suo gesto un fiume di gente, ma quando si voltò dietro di lui non c'era nessuno.