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Poemi conviviali, di Giovanni Pascoli - Edizioni Solfanelli

Poemi conviviali, di Giovanni Pascoli - Edizioni Solfanelli

Poemi conviviali

di Giovanni Pascoli

Edizioni Solfanelli

Poesia

Pagg. 178

ISBN 978-88-3305-622-7

Prezzo Euro 14,00

 

Presentazione di Massimo Pasqualone

 

Poemi conviviali sono la rievocazione di un passato che per Pascoli non è mai morto, ma che continuamente vive attraverso le sensazioni e la memoria storica. Intessuti di metafisica e filosofia, tali versi rievocano personaggi dell'antichità, vagliati e analizzati dalla sensibilità di un poeta della modernità e che pertanto si trasformano in eroi moderni.
     Di essi, il Pascoli rimarca il senso del mistero inaccessibile o, comunque, mai completamente svelato, la presenza della morte avvertita con angoscia, lo smarrimento di fronte all'infinito e la perdita dei valori su cui gli antiqui si sono formati e hanno costruito la loro poliedrica civiltà letteraria.
     La caratteristica peculiare ed essenziale di questi poemi s'incista nella fusione di poesia e cultura, di storia e mito grazie alla quale il poeta si riappropria della sua fanciullezza e si culla nelle illusioni. Onde ne derivano la dissoluzione del tempo che diventa una dimensione interiore e la frammentazione della realtà che, assumendo la fisionomia di un universo di finzioni, si trasforma in un'entità metafisica, un “nulla mitologico” in cui è dolce perdersi.
     Pascoli evidenzia qui più che altrove la condizione precaria e degradata dell'uomo moderno, ma vuole anche sottolineare che la poesia, in quanto attività intuitiva ed emotiva, invita alla fratellanza, alla solidarietà e all'unione nella rassegnazione per una impossibile felicità.


 

 Giovanni Pascoli nasce a San Mauro di Romagna, il 31 dicembre 1855. A sette anni entra nel collegio dei Padri Scolopi di Urbino ed è fra queste mura che, il 10 agosto 1867, riceve la notizia della morte del padre, rimasto ucciso in un agguato mentre tornava in calesse da Cesena. Muore a Bologna il 6 aprile 1912.
     Tra le opere citiamo: Myricae (1891); Pensieri sull'arte poetica (meglio noto come Il fanciullino, 1897); Canti di Castelvecchio (1903); quattro antologie a commento di poeti o momenti di poesia a lui più vicini: due latine (Lyra, 1895; Epos, 1897) e due italiane (Sul limitare, 1899; Fior da fiore, 1901). Infine, tra le raccolte di prose: Miei pensieri di varia umanità  (1903, poi ristampata per la maggior parte in Pensieri e discorsi, 1907); Patria e umanità  (postuma, 1914); Antico sempre nuovo. Scritti di vario argomento latino (postumo, 1925).