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Sfinge di pietra, di Claudia Piccinno, edito da Il Cuscino di Stelle e recensito da Dante Maffia

Sfinge di pietra, di Claudia Piccinno, edito da Il Cuscino di Stelle e recensito da Dante Maffia

Sfinge di pietra – Claudia Piccinno – Il Cuscino di Stelle – Pagg. 140 – ISBN 9788832014532 – Euro 13,00


Prefazione


Ho notato che ultimamente la poesia scritta dalle donne ha superato in quantità quella scritta dagli uomini. L'ha superato anche in qualità?

Io credo di sì. Nell'ultimo quarto di secolo le voci più belle, essenziali e riuscite, sono femminili; si sono divincolate dai pregiudizi, dai pesi degli occhialuti critici che vedevano la donna come il solito danno, anche in letteratura.

Una conferma di queste conquiste è la presenza di Claudia Piccinno, già conosciuta e stimata, traduttrice di molti autori italiani in inglese e in altre lingue, esperta perciò di letterature straniere e quindi ricca di letture.

Nonostante il peso del suo fare quotidiano Claudia non si è lasciata abbindolare dalle mode, dai soprusi delle sperimentazioni gratuite, e ha scritto secondo il suo sentire, ligia spesso addirittura a una metrica che ai lettori superficiali potrebbe far pensare a Carducci o a D'Annunzio e che invece è un suo modo di chiudere nella musica le emozioni.

Un bene, dico, io, perché la poesia è sicuramente un dono, ma va coltivata, vissuta anche attraverso altre esperienze, attraverso il percorso delle voci del passato che hanno saputo cogliere il fermento d'un tempo senza tempo in cui porre la loro sensibilità e farne parole di poesia.

Claudia Piccinno non ha timore di intitolare il suo libro “Sfinge di pietra”, proprio a voler stabilire un rapporto fermo innanzi tutto con gli archetipi e poi con la sua personalità.

Ella infatti si pone come una sfinge muta che osserva la vita degli altri e la mette in controluce con la sua. Da qui la possibilità di poter cogliere i particolari del mondo, le vicende umane che si dipanano davanti e che riportano necessariamente alla propria dimensione. É un turbinare di avvenimenti, di ricordi, di faccende che si muovono nell'animo della poetessa ed evidenziano i suoi interessi, le sue passioni, le sue delusioni, i suoi ardori, gli amori, le sconfitte… La gamma dei sentimenti arricchisce i versi che così diventano un caleidoscopio di associazioni, di risvolti, di risonanze ricche di momenti straordinari o di momenti terribili.

C'è un'oscillazione, poesia dopo poesia, di fede che si disfa, di fiducia nel mondo che si disgrega, di assuefazioni che perdono la loro compattezza e si disgregano aprendo spesso voragini senza fondo. Eppure s'intravede una luce lontana, un barlume che promette la rigenerazione…

Voglio dire che Claudia Piccinno in questo libro immette tutta la sua vita di esperienze e di sensazioni, come se volesse liberarsi di un peso ma valutando ogni gesto, ogni parola, ogni espressione. Da qui la ponderatezza dei versi e la loro varietà strutturale, il loro snodarsi perfino con le rime, con le misure di una tradizione nella qual bisogna credere senza affossarcisi.

Claudia è cosciente che “non germoglia nulla / senza le parole”, che bisogna farsi “verbo” e volare nel cielo” e che la vita di un poeta, in questo caso la sua, è “nei libri” che ha letto, “e nei versi” che ha scritto. Ecco perché ha raggiunto la pienezza della libertà e può parlare a voce piena, senza dover nascondere emozioni e sentimenti.

Grazie a ciò il libro si muove in un alone di verità che coinvolge e fa sentire che niente si disperde della vita, che tutto anzi si accumula e fa germogliare poi azioni e pensieri.

La Sfinge è sempre lì a guardare come si svolgono gli eventi, come si dipanano le situazioni e sembra dire, nel suo enigmatico sorriso, che dolore e gioia alla fine sono necessari per comprendere la vita nel suo intersecarsi con il cielo e con il mistero.

Dunque una poesia corposa e sentita, un'offerta di senso antico che svela alcune sporgenze del futuro e ce ne offre le primizie, sicuramente la dovizia ricca di sapori nuovi.


Dante Maffia