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Appunti incompiuti di viaggio, di Giovanni Borroni, edito da ChiareVoci

Appunti incompiuti di viaggio, di Giovanni Borroni, edito da ChiareVoci

Appunti incompiuti di viaggio

di Giovanni Borroni

ChiareVoci Edizioni

Poesia

Pagg. 99

ISBN  979-8281007436

Prezzo Euro 12,00


Un viaggio dall'alba al tramonto


La vita in fin dei conti è un viaggio che ciascuno di noi compie dall'alba al tramonto e, per quanto siamo contemporaneamente presenti in tanti, nessuna esistenza sarà mai uguale a un'altra. E' inutile affannarsi sapendo che non ci sarà data un'altra vita e proprio per questo sta a noi, nei limiti del possibile, darne un'impronta che ci possa soddisfare.

Inoltre, prendere nota del suo fluire può essere utile per ricordare a sé e agli altri, ed ecco così che sono nati gli Appunti incompiuti di viaggio, una raccolta poetica scritta da Giovanni Borroni che non ha potuto avere il piacere di vederla pubblicata, essendo venuto a mancare pressoché improvvisamente prima della sua uscita.

Questa pubblicazione postuma assume così un carattere del tutto particolare, una sorta di riflessioni a futura memoria per chi è rimasto, e non per il suo autore che non poteva sapere all'epoca che la sua memoria non avrebbe avuto un futuro. Eppure, con ogni probabilità inconsciamente, qualcosa doveva presagire avendo scritto sì di appunti di viaggio, ma con l'aggiunta di “incompiuti”, anche se a onor del vero l'incompiutezza ci sarà sempre, visto che nel “dopo” non ci sarà dato di ricordare.

Nei versi di questa silloge c'è tutta una serie di aspetti, di atteggiamenti, di desideri anche di fantasia che si sono intrecciati nel corso di un'esistenza (Eroica: Con le gambe piantate ben salde / in punta alla prora del molo / i pugni giù in fondo alle tasche / / ho sfidato il vento ed il mare / le nubi ed il buio incombente / fermo aspettando da uomo / / il destino di un'altra tempesta / per poi trapassarne il furore / con la spada del mio coraggio / / ma quella non volle affrontarmi / e ormai s'era fatto assai tardi: / era già quasi ora di cena. ); si tratta degli alti e bassi di una vita in pochi versi, con la tensione stemperata da un finale che richiama alla considerazione che, nel bene e nel male, così è sempre la vita.

Non mancano tuttavia riflessioni amare ( I migliori furono quelli che morirono / perché non ebbero il tempo di sbagliare; / …) (La fuga più difficile / eppure più tentata / come un perenne mantra / o i giorni di una vita / è quella da noi stessi, / da ciò che ci sappiamo / per liberarci ancora / e poi ancora e ancora / dai limiti che siamo / …).

E poi era inevitabile parlare di ciò che incombe su di noi, impossibilitati a sfuggirne, ma che nel caso specifico assume un significato particolare, quasi una preveggenza, come in Penultime volontà:

Figlio, ciò che ti lascio è quello che non so

e l'ansia di sapere quello che c'è più in là;

la mia certezza è il dubbio, la soglia del futuro

tu chiamala ignoranza, io curiosità.



Figlio, ti lascio quello che io non ho saputo

fare o disfare, un po' anche per viltà

ma senza rinnegare ciò che sentivo vero

solo per non sentirmi in colpa o vanità.



Figlio, ti lascio quello che so d'aver sbagliato,

ma sappi che l'ho fatto senza disonestà;

ti restano i miei limiti, ora, da superare:

non te ne vergognare ed abbine pietà.



Figlio, ti avessi avuto, questa sarebbe stata,

senza pudori o debiti, la mia eredità

ma dato che non sei stato, altro che un'idea

darò questo mio lascito a chiunque lo vorrà. 




Il poeta si mette a nudo, è un'intima confessione a un figlio mai avuto e probabilmente tanto desiderato, e allora il lascito vale per altri, non uno in particolare, ma per tutti, i presenti e, perché no, i futuri.

I versi delle poesie di questa raccolta sono frutto di un disincanto, ma non ci sono né rabbia, né dolore, perché in fondo la vita è fatta così, occorre prenderne atto senza che ci si debba crucciare.

E' una realtà che la creatività dell'autore propone in modo suadente, ma è pur sempre una realtà che parla di un tempo corto, al termine del quale c'è il salto nel buio e pare ovvio considerare che l'ultimo atto, la morte, si sconta vivendo, anche se fino agli ultimi momenti non ci si pensa.

C'è nella raccolta una poesia stupenda che da sola vale tutta l'opera, breve, sintetica, efficace e, lasciatemelo dire, struggente.



Siamo neve

Come fiocchi di neve cadiamo

su una terra che era già prima.

La sfioriamo appena un istante

per poi abbracciarla

e svanire.



Non aggiungo altro, le poesie di questa silloge parlano da sole.


Renzo Montagnoli