Icaro amante, di Giovanni Borroni
Icaro amante
di Giovanni Borroni
Scriverei di imprese lontane
e di nomi più grandi del sole
per poterti incantare e rapire
con parole di oniriche fiabe.
Portandoti altrove da qui
e da questa realtà quotidiana
dove tutto è normale presente
dove il tempo non è più signore
delle nostre due vite mortali.
Come in fondo sono tutte le vite,
e tutti gli amori per sempre
pronti a svanire alla pioggia
del primo appassire del corpo.
Allora è il momento di osare
e di fare dei panni stendardi,
del consueto vigilie di imprese,
di ogni ruga ferite in guerra
e di te la regina degli elfi
o la fata che svela l'aurora
come dono di nuove speranze.
Se non smetterai di cantare
ogni frase sarà una poesia
entro cui resteremo abbracciati
fino a ché non saranno sussurri
ma il silenzio ad accoglierci muti
con ancora altre cose da dire
e negli occhi altre storie di noi.
Se la voce dovesse mancare
che sia per aver troppo narrato
e non per il troppo taciuto.
Se ci mancheranno le forze
che sia per averne abusato
e non per la vita non spesa.
Se le ali cadranno, sia al sole
e non tra le nebbie d'inverno.
Da Appunti incompiuti di viaggio (ChiareVoci, 2025)