Aquila e scarabeo, di Gianluca Ferrari
Aquila e scarabeo
di Gianluca Ferrari
Tracciava circoli terribili
nell'aria l'aquila
che aveva mire su una lepre;
questa, atterrita, tremolò in breve
propria ambascia ad uno scarabeo
incontrato sul sentiero
(sol altra anima viva)
il quale, tutto coraggio,
provò a intercedere
per sua orecchiuta amica;
le esigue dimensioni
non mutaron tuttavia le proporzioni
di contesa ed anzi l'aquila
rapace straziò preda
sotto lo sguardo costernato
del compare: da quel momento
il quale si diede a pedinare
giorno e notte, inverno-estate
il prepotente volo
ed i suoi nidi: deposte
le inimiche uova (assente,
va da sé, la madre), l'ardito
e nero coleottero libravasi
là sopra scuotendo l'ali,
facendo al suolo frantumare
quei detestati frutti dell'amore.
Il sacro* uccello, isterico,
salì da Zeus e ottenne addirittura
il grembo Suo quale filiale,
ma il nero scarabocchio temerario
anche Lassù seppe arrivare
ed assemblata una pallina
stercoraria, ecco la scarica
sul ventre del gran Padre
che inavvertito s'alza e lascia
rotolare l'uova giù per gli abissi
celestiali! Si narra che possente
imperatrice delle nubi
più non deponga e covi
nella stagione scarabea**
Nessuno devi disprezzare,
neppure il microbo, il meschino:
non v'è – ti dico – chi non si sappia,
giunto il momento e
il luogo, vendicare.
* Sacro a Zeus
** Nella stagione in cui vivono quegli insetti.
Da Argentea Scaltra e altre favole (edito in proprio, 2020)