Il trionfo del male, di Renzo Montagnoli
Il trionfo del male
di Renzo Montagnoli
A oggi sono 56 i conflitti in corso e coinvolgono ben 92 paesi, il più alto numero di guerre, dichiarate e non dichiarate, dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. A noi europei è andata nel complesso bene, perché se si eccettuano le guerre avvenute nella ex Jugoslavia e fra Serbia e Kossovo, gli altri paesi hanno avuto un periodo di pace abbastanza lungo, mentre in altri luoghi si susseguivano gli scontri, per lo più a noi indifferenti, perché lontani. C'è voluta l'invasione russa dell'Ucraina perché ci accorgessimo che anche il continente europeo non era immune da conflitti. E' anche vero però che ci sono quelli, magari lontani, ma che finiscono con il toccarci da vicino, come quello che si svolge in Palestina e al riguardo, se è vero che in guerra l'uomo riesce a dare il peggio di sé, mi sembra che tenda a dimostrarlo sempre di più sia con la strage dei palestinesi , che ormai ha assunto le caratteristiche del genocidio, sia con azioni efferate dei russi in Ucraina, come è avvenuto per l'eccidio di Bucha o il ratto dei bambini per farli crescere russi.
La crudeltà sembra sempre più fine a se stessa, perché se occorre una cattiveria particolare per bombardare senza necessità dei centri abitati, sparare sulla gente in fila per avere un po' di cibo classifica questi mostri al pari dei nazisti. In tutti i casi in chi si rende responsabile di stragi c'è la convinzione di essere superiori e che le vittime siano inferiori, un accentuato nazionalismo che sogna imperi e che si concretizza, almeno nei fatti, nel comportamento di quello che tennero i fanatici nazisti.
Ciò che preoccupa però maggiormente sono due comportamenti di chi in Europa è ancora spettatore (e speriamo che lo sia a lungo): l'indifferenza, che è quanto di peggio ci possa essere perché denota un'asocialità marcata, oppure le difese, quasi sempre pretestuose, di chi si comporta crudelmente.
Il vero pericolo, ciò che può portare a un devastante conflitto mondiale, è proprio insito nei comportamenti che ho citato e che sono presenti anche in individui che si definiscono religiosi, ma che di certo nella pratica non lo sono.
Ci si chiede come sia possibile fermare il male che trionfa a ovest come a est e francamente è difficile trovare una risposta, anche se l'unica possibilità, almeno per ridurlo, è di isolarlo. Chi è aggredito, chi è vittima di brutalità ha bisogno del nostro aiuto, che può estrinsecarsi in una presa di posizione netta, cioè a prescindere da ragioni accampate da chi commette il crimine, una posizione netta che nel poco che ci è reso possibile può consistere in pressioni sui nostri governi affinché isolino gli stati aggressori, il che non vuol dire dichiarare loro guerra, ma boicottarli di continuo con sanzioni effettive, non pro forma, cosa che ognuno di noi può fare non acquistando prodotti di quei paesi.
Occorre considerare che per combattere il male è indispensabile intaccare le ricchezze dello stesso, un modo pacifico per una guerra senza armi che non squalifica chi la pratica, ma lo nobilita.
Spererei nell'intervento di altri volenterosi di portare il loro contributo alla soluzione di questo difficilissimo problema e quanti più interverranno tanto più vorrà dire che almeno l'indifferenza comincia a incrinarsi.