Il Dio dei nostri padri. Il grande romanzo della Bibbia, di Aldo Cazzullo, edito da HarperCollins Italia e recensito da Katia Ciarrocchi
Il Dio dei nostri padri. Il grande romanzo della Bibbia – Aldo Cazzullo – HarperCollins Italia – Pagg. 336 – ISBN 9791259853745 – Euro 19,50
Recensione di Katia Ciarrocchi
Leggere Il
Dio dei nostri padri è
un po' come sedersi con un amico che ha appena riscoperto un tesoro
dimenticato e non vede l'ora di raccontartelo. Aldo
Cazzullo,
con uno stile diretto e mai pretenzioso, ci guida attraverso
la Bibbia,
mostrandola sotto una luce diversa, non solo come un testo religioso,
ma un grande romanzo che parla all'anima di chiunque, credente o
meno.
Ciò
che rende speciale questo libro è innanzitutto
l'approccio, Cazzullo non
predica e non cerca di convincere nessuno della presenza di Dio, ma
accompagna il lettore con discrezione, senza mai imporsi. La sua è
una voce che invita a riflettere, non a credere per forza, così la
Bibbia diventa non soltanto un testo religioso, ma una narrazione che
custodisce i sogni, le fragilità e le contraddizioni dell'uomo. È
un'opera che ci porta a ricordare chi siamo e da dove veniamo, e
forse anche a intuire verso dove stiamo andando.
Per
Cazzullo la Bibbia non è soltanto un racconto, ma un dialogo
costante tra l'uomo e Dio, con Dio come protagonista assoluto.
Dalla Creazione all'Esodo, da Davide ai Profeti, è sempre Lui la
forza che muove l'umanità, anche quando questa inciampa nei propri
errori, eppure non è soltanto Dio a emergere da queste pagine, ma
gli uomini e le donne che hanno vissuto quelle storie. Adamo ed Eva
affrontano la tentazione e scoprono il peso della libertà, Noè
porta sulle spalle la rinascita del mondo, Ester e Giuditta diventano
simboli di coraggio e determinazione in una realtà dominata dagli
uomini. Figure lontane nel tempo, eppure vicine, perché continuano a
incarnare le domande e le lotte che ancora ci abitano.
Le
riflessioni dell'autore non restano chiuse in un contesto
religioso, ma parlano di ciò che tocca ciascuno di noi: il senso
della giustizia, il valore della speranza, la necessità di dare
significato a un mondo che spesso appare arido e disincantato.
Sicuramente non è un discorso astratto perché nasce da
un'esperienza personale, intima, segnata dalla perdita del padre ed
è proprio da quel dolore che Cazzullo muove per cercare nella
Bibbia non solo consolazione, ma un filo che lo riporti alle radici,
un ponte capace di ricucire la frattura tra passato e presente.
Nelle
pagine di Il
Dio dei nostri padri. Il grande romanzo della Bibbia trova
spazio anche un grande omaggio alla cultura e all'arte, come a
ricordarci quanto la Bibbia abbia fecondato l'immaginario
dell'umanità nei secoli. Dai cieli di Michelangelo alle visioni
poetiche di Chagall, passando per la musica, la letteratura, la
filosofia, si rivela quanto questo testo abbia continuato a ispirare
e a nutrire la nostra mente e il nostro cuore. È come se Cazzullo ci
dicesse che la Bibbia non appartiene solo alla fede, ma alla nostra
stessa civiltà.
Eppure,
il cuore del libro vibra soprattutto in un messaggio: quello
dell'uguaglianza. La Bibbia, ci ricorda l'autore, mette tutti
sullo stesso piano davanti a Dio. Non ci sono distanze tra re e
mendicanti, tra potenti e umili. Questo è forse l'insegnamento più
forte che arriva fino a noi, è un invito a riscoprire il senso della
comunità, della fratellanza, di quella responsabilità morale che
non dovremmo mai dimenticare.
Il
Dio dei nostri padri non
è soltanto un viaggio nella spiritualità o nella cultura, ma un
cammino dentro l'umanità stessa, è un libro che ci ricorda che,
anche se ci sentiamo lontani dalla religione o dalle Scritture, c'è
sempre un filo invisibile che ci lega a quelle storie. Perché quelle
storie parlano ancora a noi, oggi, e forse più di quanto
immaginiamo. Tutti, in fondo, abbiamo bisogno di radici a cui tornare
e di una memoria che ci sostenga, per guardare al presente con occhi
nuovi e affrontare il futuro con più consapevolezza.
Citazioni tratte da: Il Dio dei nostri padri. Il grande romanzo della Bibbia di Aldo Cazzullo
«Vanitas vanitatum» è scritto nella Bibbia latina: noi potremmo tradurre appunto “vanità delle vanità”. La vanità per eccellenza. Tutto è vano. Vanità ovviamente non significa essere vanitosi, presuntuosi. “Vanitas” sta per vento, soffio, fumo, vapore. In sostanza: l'uomo e la storia non sono che un fiato di vento.
Il mondo appare immobile, nel suo apparente movimento. «Quel che è stato sarà, e quel che si è fatto si rifarà; non c'è niente di nuovo sotto il sole».
Non è Dio ad aver creato il male e la stupidità; Dio ha fatto gli esseri umani retti; siamo noi che andiamo «in cerca di infinite complicazioni».
Persino all'idea che si possa accettare la fine delle cose, lasciare andare le persone condannate a lasciarci o che hanno scelto di farlo, e stringere la pace dopo guerre che parevano infinite.
*Nelle citazioni riportate, non ci sono i riferimenti alle pagine, perché ho ascoltato il libro su Audible

