Come uccidono le brave ragazze. Trilogia, di Holly Jackson, edito da Rizzoli e recensito da Katia Ciarrocchi
Come uccidono le brave ragazze. Trilogia – Holly Jackson – Rizzoli – Pagg. 1440 – ISBN 9788817186704 – Euro 25,00
Non mi aspettavo che una trilogia young adult potesse trascinarmi così dentro un abisso di tensione, domande morali, disagio e rivelazioni, sinceramente avevo sottovalutato questa serie. L'ho iniziata per curiosità, attratta dalla copertina del primo volume e dall'ondata di entusiasmo su BookTok, eppure, l'ho finita con il cuore stretto, la mente piena di interrogativi e un rispetto profondo per la protagonista, Pip Fitz-Amobi.
Primo volume: Come uccidono le brave ragazze
Tutto
comincia in un piccolo paese inglese, Little Kilton, dove cinque anni
prima è avvenuto un omicidio: la bella e popolare Andie Bell è
scomparsa, e il suo fidanzato, Sal Singh, è stato accusato senza un
vero processo, poi si è tolto la vita. Caso chiuso. O almeno così
sembra.
Ma Pip, studentessa brillante e razionale, non ci crede,
e così per la tesina di fine anno, decide di riaprire il caso. Lo fa
con metodo, spirito critico e una sete di verità che diventa sempre
più ossessiva. Inizia a scavare nelle relazioni tossiche, nelle
bugie degli adulti, nei silenzi degli amici di Andie, si allea con
Ravi, fratello di Sal, e insieme ricostruiscono un puzzle
disturbante. Nulla è come sembra, e nessuno è davvero
innocente.
Quello che mi ha colpito di più non è stato solo
l'intreccio (ben scritto, incalzante e credibile), ma la struttura
narrativa: note, interviste, trascrizioni audio, mappe mentali, una
forma moderna, quasi investigativa anche per il lettore. Holly
Jackson non racconta solo una storia, ma ti costringe a partecipare
all'indagine.
E Pip… Pip è un personaggio che entra
sottopelle, perché è tenace, fragile, intelligente, ma non
idealizzata infatti sbaglia. È umana. E questo mi ha fatto subito
affezionare a lei.
Secondo volume: Brave ragazze, cattivo sangue
Credevamo
che, una volta risolto il mistero, Pip sarebbe tornata alla sua vita,
invece, nel secondo libro la ritroviamo cambiata, è diventata una
piccola celebrità, ha un podcast seguitissimo sul caso Bell, ma non
vuole più indagare, finché un ragazzo scompare: Jamie Reynolds. E
la polizia, di nuovo, non prende la cosa sul serio.
Pip viene
travolta da nuove domande, nuovi indizi e nuove paure, ma stavolta
c'è un peso in più, quello della consapevolezza perché quello
che ha vissuto precedentemente l'ha segnata. Non è più la ragazza
della prima indagine, ora ha paura, dubita, eppure non può restare a
guardare.
La storia è più cupa, meno “gioco
di logica”
e più riflessione su come il potere, il privilegio e il silenzio
possano insabbiare tutto. Si parla di bullismo, abusi e soprattutto
di omertà. Non è un thriller che cerca il colpo di scena a tutti i
costi, è più un racconto che svela la crudeltà dietro le
apparenze, in cui la verità non basta più a fare giustizia.
La
tensione cresce in modo costante, e anche se a tratti può sembrare
più lento del primo, l'empatia con Pip è totale; ho sentita mia
la sua rabbia, il suo senso d'impotenza, la sua voglia di non
lasciarsi zittire.
Terzo volume: Una brava ragazza è una ragazza morta
Questo
terzo libro è un pugno nello stomaco.
Pip ha paura, è
perseguitata da minacce anonime, sente di essere osservata, ha
attacchi di panico, insonnia. Il podcast è diventato enorme, ma lei
non è più in grado di gestire il peso di ciò che ha scoperto.
Quando un serial killer torna a colpire tutto precipita. La storia
vira verso un thriller psicologico cupissimo, Pip viene rapita, ma
sopravvive anche se qualcosa in lei si spezza
definitivamente.
Qui Holly
Jackson alza
il livello, ci mette di fronte al dilemma etico più difficile: fino
a che punto siamo disposti a spingerci per la giustizia? E
soprattutto: è giusto mentire per punire chi ha fatto del male?
Pip,
nella parte finale del libro, fa una scelta che mi ha lasciata
sconvolta, decide di incastrare una persona colpevole di altri
crimini, ma innocente dell'omicidio per il quale viene accusato.
Falsifica prove, inganna tutti, e lo fa con lucidità, non perché è
cattiva, ma perché crede che sia l'unico modo per ottenere una
giustizia che il sistema non conceda.
E io? Io non riesco a
condannarla.
Sono rimasta ferma per minuti, dopo aver ascoltato
il finale con un groppo alla gola, Pip ha pagato tutto. Ha perso
l'innocenza, la fiducia, la libertà interiore, la sua è una
discesa lenta ma inesorabile nel grigio della coscienza umana.
Questa
trilogia mi ha lasciato dentro un amaro profondo, è un viaggio nella
crescita, nel trauma, nella società che non protegge, è una storia
che parte dalla voglia di conoscere la verità e finisce per
chiederci cosa siamo disposti a sacrificare per ottenerla.
Ho
amato Pip, con tutte le sue contraddizioni, ho amato la scrittura
coinvolgente, moderna, senza mai essere banale di Holly
Jackson e
ho apprezzato il coraggio dell'autrice nel non offrire un finale
“facile”, perché Come
uccidono le brave ragazze non
è una favola. È un urlo di rabbia e consapevolezza.
Katia Ciarrocchi

