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Lo chiamavano Alpe Madre, di Loris Giuriatti, edito da Rizzoli

Lo chiamavano Alpe Madre, di Loris Giuriatti, edito da Rizzoli

Lo chiamavano Alpe Madre

di Loris Giuriatti

Rizzoli Editore

Narrativa

Pagg. 336

ISBN 9788817160766

Prezzo Euro 15,00


L'idea buona, la realizzazione meno


Di Loris Giuriatti avevo già letto La tormenta di San Giovanni, di cui non ho scritto nulla, perché non mi piace stilare stroncature, dato che l' avevo trovato un lavoro tutt'altro che ben riuscito. In particolare avevo rilevato la descrizione superficiale dei protagonisti e lo stile per niente evoluto, tanto da assomigliare allo svolgimento di un tema di un alunno delle scuole elementari. Tuttavia, mi ero ripromesso di leggere qualcosa d'altro, perché un'opera infelice è sempre da mettere in conto nella produzione di uno scrittore ed ecco che allora ho deciso di dare un'ulteriore opportunità, scegliendo questo Lo chiamavano Alpe Madre. Dico subito che ho rilevato un miglioramento, tale da renderlo un romanzo sicuramente più leggibile, trovando però conferma i difetti che avevo in precedenza riscontrato.

Nel romanzo ci sono le storie, relative a epoche diverse, di un amore delicato sbocciato fra il cameriere di Francesco Giuseppe e un'italiana dama di corte della moglie dell'erede al trono agli inizi della Grande Guerra e la ricerca di una verità, relativa a questi due innamorati, da parte un gruppo di amici insediati sul Monte Grappa. La vicenda in sé si presenterebbe interessante, ma come spesso accade non bastano le idee buone, occorre essere capaci di svilupparle e qui purtroppo emergono le non eccelse capacità dell'autore. In una struttura sostanzialmente debole, con uno stile ancora una volta scolastico, i protagonisti che hanno il difetto di essere o solo buoni o solo cattivi si muovono con un certo impaccio dando luogo anche a situazioni paradossali come quella che vede, di punto in bianco, l'incontro nella terra di un nessuno di un capitano austriaco e di uno italiano, usciti dalle loro trincee per fare due chiacchiere, idea non pessima, purché fosse stata preceduta da un'adeguata preparazione, così che la conversazione dei due due fosse stata la logica conclusione di eventi precedenti. Non parliamo poi dell'ingegnoso sistema dei quadretti per comunicare nel corso della guerra fra l'ex cameriere, ora capitano, e la dama di corte, un'invenzione che mi è parsa del tutto puerile. La storia poi piano piano diventa un vero e proprio giallo, la cui soluzione tuttavia è fin troppo semplicistica. E' un peccato perché l'idea era buona, è stato lo svolgimento incapace di realizzarla. Di positivo ci sono le belle descrizione dei panorami e la difesa di un certo modo di vivere, quello dei montanari, più a portata d'uomo di quello delle pianure, pagine esposte con naturalezza e che si contrappongono a idee pacifiste del tutto retoriche e mai approfondite.

Si legge e già non è poco, ma i limiti son ben presenti e hanno il loro non trascurabile peso.



Loris Giuriatti (Padova, 1970) vive a Bassano del Grappa, dove lavora come insegnante e responsabile di un centro di formazione professionale. Nel tempo libero si occupa di promuovere il monte Grappa accompagnando i visitatori in percorsi dedicati alla Grande Guerra. Ha pubblicato La tormenta di San Giovanni (Rizzoli), Lo chiamavano Alpe Madre (Rizzoli), L'angelo del Grappa (Rizzoli), La perla del Brenta (Rizzoli)).


Renzo Montagnoli