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Gavino Puggioni, un caro amico che non c’è più, di Piera Maria Chessa

Gavino Puggioni, un caro amico che non c’è più, di Piera Maria Chessa

Gavino Puggioni, un caro amico che non c'è più

di Piera Maria Chessa



Alcuni giorni fa ci ha lasciato una "bella persona". Un uomo colto, sensibile e profondo, un poeta che sapeva usare le parole e dare loro forma e sostanza, costruendo versi che arrivano dritti al cuore delle persone che li leggono. Gavino era anche uno scrittore, aveva scritto racconti per ragazzi, articoli su vari argomenti, collaborando anche con alcune riviste culturali.

Ha scritto tanto, sempre con grande passione, dedicando alla parola una parte notevole del suo tempo. Anche la musica era una sua grande passione, come lo era l'amore per la natura.

Aveva uno sguardo sul mondo ampio e profondo, sempre aperto verso quella parte di umanità che soffre, con una particolare predilezione nei confronti dei piccoli. Quante poesie a loro dedicate, quanti pensieri, e tanta sofferenza condivisa!

Era un uomo che sapeva indignarsi, che non sopportava i soprusi, l'indifferenza, la prevaricazione e la cattiveria. Ma, nello stesso tempo, una persona cortese che mostrava rispetto verso tutti.

Un altro grande amore di Gavino era la sua terra, la Sardegna, il suo mare, i profumi e i colori. Quante poesie scrisse anche per lei!

Io ebbi modo di incontrarlo due volte. La prima, a Sassari, la mia città, dove lui viveva, la seconda volta, a Oristano, dove venne per la presentazione di una sua silloge. Ho sempre ricordato con piacere quei due incontri, eppure, oggi, parlandone, suscitano in me non poca malinconia.

In questi ultimi giorni, ho ripreso in mano due sue raccolte di poesie, e ho riletto parecchi testi. Accanto ai suoi versi ho ritrovato, scritte a matita, le mie riflessioni; sulla prima pagina dei due libri, invece, le sue dediche, e devo confessare che, rileggendole, mi sono commossa.

Quante cose ancora vorrei dire di Gavino, ma mi fermo qui. Sarà lui a parlare di sé in queste belle poesie che ho scelto tra le tante, e che mi pare lo rappresentino bene sia come uomo che come poeta.

A lui, il mio affetto e la mia stima.

***

Voci

Pietre scaldate

sudate di sangue

sparse in ogni dove.

Ammonimenti

nonostante la pioggia

di lacrime.

Urla soffocate

in un mondo

che non sente

assente

isolato

pietrificato

in pianure infinite

di disordine umano.

La radio trasmette.

Ogni giorno

Ogni notte.

L'abisso.

*

L'alba

L'alba

di un giorno metallico

traspare

con l'orchestra della vita.

Tutti col frack

e camicia bianca

e papillon

gli occhi attenti

allo spartito.

Tutti pronti

anche la grancassa

e le sue mazze

per suonare

assordanti

per iniziare

ignari

il percorso di un altro giorno.

Il sole è già alto

La luna può attendere

*

Fuggire

Vorrei continuare

a fuggire

anche a fuggirmi

E allora mi trasporto

nella mia Isola

dove regna il Sole

di giorno

dove comanda la Luna

di notte

dove le Stelle mi guidano

nel mondo

dove il Mare accarezza la mia pelle

fatta di cartone

dove i Frutti mi saziano

senza fame

dove gli Alberi mi proteggono

dal nulla

Dove io

in quell'Isola

sarò nominato Re

e diventerò Nessuno

per chi mi amerà

*

Il buio

Il buio del nostro tempo

nella fame e nella sete

negli occhi splendidi

dei bambini del Darfur

Quel buio si illumina

soltanto e purtroppo

della nostra indifferenza.

*

( Dalla raccolta poetica "Le nuvole non hanno lacrime", di Gavino Puggioni - Plaquette - Edizioni Il Foglio 2011)

***

Come un istrione.....

vorrei abbracciare questo mondo

per guidarlo

bambini alla mano

in pianure d'amore infinite

in fondo

dove chi regna

vorrei fosse l'allegria

incatenata all'innocenza

senza pretesa alcuna

se non quella

di affogare l'indifferenza

*

Ho bruciato

Ho bruciato il mio vento

in una caldaia di sentimenti

l'albero a me vicino

ha protestato

aveva troppe foglie

che teneva come figlie

Ho invocato la pioggia

che è arrivata

riducendo il tutto

in fango

*

Non vorrei

No, non vorrei dimenticare

il bambino che sono stato

l'infanzia che mi ha segnato

la terra che mi ha custodito

e le messi dorate

nella primavera della vita

No, non vorrei dimenticare

il sapore di quegli acini

il profumo di quel vento

il sudore di quelli che zappavano

il rumore delle zolle assolate

e nei giochi calpestate

e in polvere ridotte

No, non vorrei dimenticare

quella terra

ora che immagini mi sfuggono

velate

nella nebbia del tempo

perché non riesco a continuare

*

Una piuma d'ombra

Mi sono assopito

su una foglia di girasole

mentre la terra gridava

le sue tragedie

dopo

ho spostato la foglia

ed una piuma d'ombra

in volo mi ha protetto

ho chiesto al vento

il suo silenzio

sono precipitato

nel vortice del nulla

uno sguardo

un cinguettio lontano

pioppi rilassati nella calura

una sorgente vicina spandeva musica

e la natura con me gioiva

*

Briciole

Vorrei esser l'alba

per inondarti di un nuovo giorno

felice come la rondine

che fabbrica il suo castello

per illuminare i tuoi occhi

a volte tristi

sempre profondi

per danzare coi petali

dei tuoi pensieri

abbracciati ad una corolla d'amore

Vorrei esser l'alba

per ascoltare la tua voce

in giardini d'allegria

coi nostri bambini

senza ipocrisia

con immenso affetto

ora che non ho altro da darti

se non briciole del mio intelletto

(dedicata a mia moglie)

(Dalla raccolta poetica "NELLE FALESIE DELL'ANIMA o delle umane emozioni", di Gavino Puggioni - Edito dall'autore - 2013)