Le ciglia dell’alba, di Tiziana Monari
Le ciglia dell'alba
di Tiziana Monari
Ad Alfredino Rampi (*)
E lo ricordo il cielo cobalto che mi avvolgeva le spalle
il dolore che gridava come un lupo braccato
e come fuoco bruciava la carne rosa degli agnelli
e la vedo ancora l'altalena e l'ippocastano
la caraffa d'acqua col centrino
uccelli azzurri e polline d'oro
ed il caos che si avvolgeva su se stesso
i fiori di pruno tra le felci
la luna seduta sull'orlo del pozzo
che affievoliva le voci della notte.
E poi il tuo corpo
leggero come un passero
socchiuso tra le ciglia dell'alba e giochi di penombra
le ginocchia macchiate di terra
le scarpe slacciate
gli occhi chiusi nell'ora stanca della sera.
Non trovavo più senso in quello stare
mentre pulivano il sangue e ti portavano via a sirene spente
nell'aria chiara di giugno.
Solo gli alberi ondeggiavano come pensieri nel vento
tra le virgole e le viole.
(*) Alfredo Rampi, soprannominato Alfredino, era un bambino caduto e morto in un pozzo a Vermicino, un paese vicino a Frascati, il 10 giugno 1981.