La Via dell’Abbondanza
La Via dell'Abbondanza
di Renzo Montagnoli
Fu un giorno d'estate, verso il tramonto, quando ancora il sole spaccava le pietre, che arrivò in paese, dalla lontana Benevento, il ragionier Vaccarella, accompagnato dalla moglie. Impiegato della Conservatoria dei Registri immobiliari, trasferito da noi onde poter sperare, come poi avvenne, in una promozione, prese casa in una palazzina a due piani sita in fregio alla via Centrale, occupando il piano più alto, con affaccio sulla strada grazie a un balcone un po' barocco.
Quel giorno erano presenti in pochi, data la calura, ma quello sparuto popolino che sostava dinanzi all'ingresso delle proprie abitazioni non poté fare a meno di notare l'età avanzata del Vaccarella e la sua figura esile, quasi da malato, in netto contrasto con la floridezza della moglie, assai più giovane e dalle forme a dir poco prosperose.
Fecero da subito una vita molto ritirata, lui casa e lavoro, lei solo casa, anzi si diceva che il marito, tremendamente geloso, quando usciva per il lavoro la richiudesse con la chiave. E allora la povera donna, per provare un minimo di ebbrezza di libertà, usciva sul balcone e si sporgeva a guardare il passeggio, assai modesto prima della sua venuta e invece dopo movimentato quasi esclusivamente dai maschi del paese. Il motivo era evidente, poiché la signora Vaccarella (ormai tutti le avevano attribuito il cognome del marito) era effettivamente una gran bella donna e in lei non c'era proprio niente di storto, dai bei capelli corvini agli occhi scuri che sembravano due pozze d'acqua in cui tanti avrebbero voluto annegare. Il naso, ben proporzionato, volgeva leggermente all'insù, conferendole una eccitante aria sbarazzina; le labbra, carnose, promettevano baci appassionati, ma il meglio era più giù, con un balcone di ragguardevoli dimensioni che sembrava costretto dentro il corpetto, teso allo spasimo e pronto a esplodere. Poi il resto si indovinava, ma una cosa era certa e cioè che il bacino e i fianchi erano di notevole e apprezzabile aspetto, degni di una fattrice di gran razza, e invece c'era la certezza che non aveva mai figliato. Si sa le voci corrono, specie in paese, ma apparivano evidente le sproporzioni di età e di aspetto fra il marito e la signora, tanto che si mormorava che lui si accontentasse che fosse sua e di vederla da vicino.
Il passeggio si intensificava ogni giorno, perché la notizia di tutta quell'abbondanza aveva raggiunto anche i paese vicini e certamente molti speravano di porvi mano, vista l'incapacità del marito di soddisfarla.
C'erano i giovanotti ardimentosi che passando gonfiavano il petto come galletti, i vecchi che non potevano che accontentarsi di guardare e di sognare e i ragazzini alle prime armi, che tornavano a casa eccitati e sognavano a occhi aperti.
Qualcuno, al bar della bionda, si era munito anche di binocolo e allietava i presenti con le descrizioni di quel che vedeva o intravvedeva. “Cari miei, è uno spettacolo con quegli occhi tenebrosi, pieni di desiderio, al momento insoddisfatto, quella bocca con le labbra invitanti e poi quel seno che è stratosferico, da fine del mondo, con i capezzoli turgidi” e così via. Poi è evidente che qualcuno vedeva con la fantasia e non con gli occhi, tanto che avevano ascolto anche discorsi come questo:”Il monte di venere è qualcosa di grandioso, non è un monte, è una vetta, è l'Everest”. Tutti guardavano sbalorditi, qualcuno, fra i più vecchi, anche sbavava, insomma in paese non si viveva più, perché tutti i maschi, o quasi, si davano appuntamento sotto quel balcone. Più di una moglie doveva essersi arrabbiata e visto che sarebbe stato inutile riprendere il marito, diede incarico al parroco don Zeffirino, che alla messa di una domenica fece un discorso strano, partendo alla lontana, e poco ci mancava che citasse la Genesi. “Cari fratelli, qui presenti, mie pecorelle che voci mi dicono che andate smarrendovi, che vivete già in peccato, vi rammento che uno dei comandamenti recita non desiderare la donna d'altri. Posso capire tante cose, ma cercate prima di tutto di essere dei buoni cristiani”. Più o meno il succo del discorso era questo e pensare che avrebbe potuto essere più esplicito, perché i coniugi Vaccarella non frequentavano la chiesa.
La raccomandazione fu del tutto inutile, tanto più che il prete, volendo accertarsi di persona, andò anche lui nella via, guardò e una strana luce gli si accese negli occhi, poi si fece il segno della croce e fuggì via.
Però tutta quella ressa non doveva essere passata inosservata e infatti il signor Vaccarella prese un drastico provvedimento e così un giorno la moglie non apparve più sul balcone; tuttavia, non si sa come, si venne a sapere che passava il suo tempo dietro il vetro della porta finestra a guardar fuori, in cerca di una ancor più illusoria libertà. Ebbene in un amen le finestre alla stessa altezza della casa di fronte diventarono come una galleria di un cinema, con i maschietti che a turno e a pagamento si affacciavano con gli occhi fissi si può ben immaginare verso cosa.
Il signor Vaccarella pose rimedio anche a questo, sostituendo le tendine di pizzo con dei tendoni spessi e pesanti, e così piano piano gli spettatori scemarono, con evidenti rimpianti; se ne parlò ancora al bar per qualche mese, poi i mondiali di calcio arrivarono a far dimenticare tutta la vicenda.
Se ne ricordarono un anno dopo, quando lessero sul portone di ingresso della casa un cartello con su scritto “Affittasi luminoso appartamento al secondo piano” Si venne anche così a sapere che i Vaccarella avevano traslocato, addirittura di notte, proprio per evitare sguardi curiosi e non del tutto innocenti.
Di loro non si seppe più nulla, o meglio pare che fossero tornati a Benevento, ma il ricordo della signora fu indelebile, tanto più che la via Centrale era stata da subito soprannominata la Via dell'Abbondanza, come quella celebre di Pompei, ma qui di archeologico non c'era nulla, c'era solo una donna prosperosa e bella dalle voglie che forse rimasero insoddisfatte.
Da Storie di paese