Östersojöar, di Daniela Raimondi
Östersojöar
di Daniela Raimondi
12 dicembre
Il vento batte sulla schiuma del mare.
All'orizzonte, solo un ricordo di terra,
il vapore dei fiordi.
Un marinaio getta avanzi di cene ai gabbiani.
Nutre stormi di uccelli,
la memoria terrestre dei pesci.
Sui fianchi della nave
brillano collane di conchiglie.
Negli occhi degli uomini
resta il sogno dei porti,
le case giallo-azzurre di Sondefjörd.
Il giorno ha solo poche ore di luce.
13 dicembre, notte di Santa Lucia
Buio sul ponte.
La nebbia scintilla.
Il cerchio delle vergini
scivola oltre i vetri appannati.
Le giovani hanno occhi celesti,
corone di fiamme sopra i capelli.
La nave è uno sciame di luci.
Lontano gridano le balene.
14 dicembre
Il Mar Baltico è una stanza imbiancata
vuota da mesi.
Dai suoi fondali giunge il lamento
delle navi vichinghe.
Lo sguardo dei morti fiorisce sull'acqua.
Ascolto il respiro d'alga di antichi guerrieri,
il cedere delle loro ossa
ai morsi insaziabili dei pesci.
15 dicembre
La nave apre il sesso del mare.
Lo squarcia in due identici mondi:
il cielo dall'acqua, il giorno dal buio.
Branchi di pesci si muovono ciechi.
Non hanno memoria del solstizio d'estate,
della luce notturna che veglia
sul sonno degli uccelli.
16 dicembre
La luce soffia da Est come farina.
Scorre sulla spina dorsale del mare,
lungo i binari morti del Baltico.
Nella sala motori
la macchina scandisce le ore
e le miglia marine.
Respira insieme al rimbombo dei pistoni,
al tonfo senza eco delle catene.
17 dicembre
Quella notte la nave
si perse in un suono di neve.
Le bocche dei radar restarono mute.
Nel cielo due lune.
Superavo il confine.
Da I fuochi di Manikárnica -Circolo Polare Artico ((Viaggio incompiuto nei Mari del Baltico)- (puntoacapo, 2020)