La buona educazione. Quando la campanella diventa musica, di Camilla Vivian, edito da Settenove e recensito da Katia Ciarrocchi
La buona educazione. Quando la campanella diventa musica – Camilla Vivian – Settenove – Pagg. 144 – ISBN 9791281477025 – Euro 16,00
Quando
ho iniziato a leggere La
buona educazione. Quando la campanella diventa musica di
Camilla Vivian, sono stata subito colpita dallo stralcio in cui
l'autrice racconta come, nel 2022, alle ragazze afghane sia stato
vietato di frequentare la scuola secondaria. Questa notizia,
purtroppo reale e attuale, ha rappresentato per me una ferita aperta,
un pugno nello stomaco.
Viviamo
in un mondo che ama definirsi “avanzato”, tecnologicamente
evoluto, interconnesso, globale. Eppure, la realtà dei fatti ci
dimostra che su alcuni diritti fondamentali – come quello
all'istruzione – siamo ancora lontani anni luce da quell'idea
di civiltà che ci illudiamo di aver raggiunto. Mentre in alcune
parti del mondo le bambine crescono sognando un futuro libero grazie
alla scuola, in altre parti l'accesso al sapere viene negato, in
modo brutale e sistematico. E ciò che più mi fa male è la
consapevolezza che l'esclusione dall'istruzione non è “solo”
la negazione di un banco o di un libro: è la negazione
dell'indipendenza, della libertà di scelta, della possibilità di
costruire una vita diversa.
Camilla
Vivian affronta questo tema con grande delicatezza ma anche con
fermezza, senza mai indulgere in retorica o pietismo.
Attraverso
dati, esempi concreti e una riflessione sempre lucida, l'autrice ci
invita a guardare non solo alle tragedie lontane, ma anche ai limiti
nascosti nei nostri sistemi scolastici “evoluti”. Perché se da
un lato possiamo essere orgogliosi di avere scuole aperte a tutti,
dall'altro dobbiamo riconoscere che l'inclusione, il rispetto
delle differenze, l'attenzione al benessere emotivo degli studenti
sono ancora traguardi parziali, talvolta più proclamati che
realizzati.
Le
parole di Fabrizio Acanfora nella prefazione aggiungono una voce
intensa e necessaria a questa riflessione, quando racconta di come,
da studente autistico non ancora diagnosticato, si sia sentito
costretto a negare parti di sé per poter “adattarsi”, non
possiamo non sentire tutta la fragilità e la durezza di un sistema
che non sa – o non vuole – mediare, comprendere, integrare.
Acanfora ci ricorda che essere
diversi non dovrebbe significare essere soli.
E che l'educazione
vera non è addomesticamento,
non è spingere tutti verso uno stesso modello di “normalità”,
ma è un atto di liberazione, di rispetto profondo delle
caratteristiche individuali di ogni studente. La scuola, come
sottolinea con forza, non
dovrebbe essere luogo di subordinazione o conformismo,
ma uno spazio vivo di esplorazione e crescita personale.
Un
ambiente dove ciascuno possa sentirsi accolto, valorizzato,
accompagnato nel proprio percorso, senza essere obbligato a
rinunciare alla propria unicità per poter “esistere” nella
comunità.
La
buona educazione è
un libro che fa bene leggere, ma ancora di più fa bene “sentire”,
è una chiamata alla responsabilità collettiva: non possiamo
considerarci pienamente evoluti finché anche una sola bambina, in
qualsiasi parte del mondo, sarà esclusa dalla possibilità di
studiare.
Non
possiamo definirci un mondo giusto finché l'istruzione sarà un
privilegio e non un diritto inviolabile. Non possiamo dirci
educatori, insegnanti o semplicemente adulti responsabili se non
riconosciamo e abbracciamo la diversità come un valore, e non come
un problema da risolvere.
Vivian
ci mostra come sia possibile immaginare una scuola diversa: una
scuola che non sia solo trasmissione di nozioni, ma anche luogo di
crescita personale, di educazione alla convivenza, di cura delle
relazioni.
Con
questo libro, ho sentito forte il desiderio di non rimanere
spettatrice, di impegnarmi, per quanto posso, a coltivare e
diffondere l'idea che educare significhi, prima di tutto,
riconoscere l'altro nella sua dignità, nella sua complessità,
nella sua unicità. E forse, un giorno, grazie anche a piccoli gesti
quotidiani, la campanella della scuola potrà davvero suonare come
una musica di libertà per tutti. Nessuno escluso.
Citazioni tratte da: La buona educazione. Quando la campanella diventa musica
La scuola deve essere il luogo in cui si forma il pensiero sociale e si costruisce il futuro. (pag 24)
Le persone giovani vengono spinte all'assenza di pensiero perché questo genera egoismo. (pag 29)
Ogni individuo è unico e riesce a relazionarsi in modo sano solo quando può esprimere la sua personalità e la sua identità liberamente cogliendo e rispettando le infinite varietà degli altri esseri umani con cui condivide gli spazi. (pag 53)
Bisogna sempre consentire alla comunicazione di essere aperta e libera. A volte, scegliere di fare una domanda piuttosto che una dichiarazione può portare un'esperienza più positiva. Non sempre la persona adulta deve offrire risposte. (pag 66)
Purtroppo, quando si parla di salute mentale difficilmente si pensa al benessere di una persona ma piuttosto alla vergogna che provoca l'idea di non stare bene psicologicamente. (pag 72)
Katia Ciarrocchi
