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Il supplizio del legno di sandalo, di Mo Yan, edito da Einaudi e recensito da Siti

Il supplizio del legno di sandalo, di Mo Yan, edito da Einaudi e recensito da Siti

Il supplizio del legno di sandalo – Mo Yan – Einaudi – Pagg. 504 – ISBN 978-8806186616 – Euro 19,00



Dopo diversi tentativi di approccio andati male, finalmente sono riuscita a completare questa lettura, traendone grande soddisfazione come per "Il sorgo rosso", altro romanzo di Mo Yan che mi piacque tanto da ripromettermi di leggere l'intera produzione del cinese, premio Nobel per la Letteratura 2012.
Il romanzo è ambientato nella provincia dello Shandong e mette in scena l'apparato burocratico imperiale tra il 1899 e il 1900 , quando l'autorità è scossa: sono gli anni finali dell'impero Manciù sotto la guida della dinastia Qing. Un governo debole, incapace sempre più di contrastare gli interessi occidentali, in particolare di giapponesi, inglesi, russi e tedeschi, attivi questi ultimi nella costruzione di reti ferroviarie e avvertiti come un pericolo per le tradizioni millenarie cinesi, a partire dalle credenze buddiste messe a repentaglio dall'incessante opera dei missionari, non solo cristiani. Questa situazione, unita a enormi discrepanze tra residenti e stranieri, sul piano soprattutto economico e giuridico, determina la famigerata rivolta dei Boxer. Il contesto in cui si muovono i personaggi del romanzo è quindi rigorosamente storico ma permeato da una atmosfera che oscilla tra realtà e suggestione, tutta derivata dal ricco immaginario culturale di questo popolo.

Si ha a che fare con il potere dell'amore, quasi unicamente rappresentato come attrazione fisica e spirituale, comprensibile solo se riferita a precedenti esistenze; è il caso del magistrato Qian Ding che è fortemente attratto da Meiniang, giovane donna, venditrice di carne di cane, coniugata con l'ebete Xiaojia, suggestionato dal potere del baffo di tigre, del quale gli narrava la mamma, al punto da perdere completamente la sua virilità ed essere assediato da visioni le quali gli rendono possibile vedere la vera natura umana sotto forma dei più diversi animali, nella gamma che va dal più temibile a quello meno pericoloso.
Il loro matrimonio non è tanto scosso dalla relazione extraconiugale della moglie quanto dall'arrivo in scena del padre di lui, Zhao Jia, il terribile e zelante boia della dinastia imperiale, tornato a casa dopo quarant'anni di onorevole servizio, ora in pensione; a lui infatti verrà chiesto l'ennesimo servizio proprio ai danni del padre della nuora, Sun Bing, spavaldo ribelle che guida la rivolta dei Boxer, dopo trascorsi da commediante: è sempre stato un artista della compagnia dell'opera dei gatti.

Si tratta di una rappresentazione teatrale che nasce dall'abilità del suo primo cantante, Chang Mao, nel pronunciare lamenti funebri e che nel tempo diventa rappresentazione nomade di grandi gesta, la sua forza sta nel canto di una voce solista che è però accompagnata da attori mentre il protagonista assoluto è il cantante che si esibisce con costumi e cappelli confezionati con peli di gatto in onore del gatto morto di Chang Mao; il canto conserva nel suo tessuto narrativo un intercalare che è appunto un miagolio.

Lo stesso romanzo è un alternarsi di parti tratte dall'opera dei gatti e delle vicende di Quian Ding, di Sun Bing, di Zhao Jia e della stessa Meiniang, mentre la storia si compie diventa canto e rappresentazione.
Il romanzo scorre veloce, avvincente e tremendo nella descrizione dei diversi supplizi a cui furono sottoposti i dissidenti della dinastia imperiale; lo stesso titolo richiama il supplizio dell'impalamento: verrà riservato a Sun Bing in un crescendo di tensione che riserva disvelamenti finali, capaci di far godere ancor di più della trama. Essa non è certo centrale, è infatti richiamata dall'alternarsi del racconto e del relativo punto di vista dei singoli personaggi; ciò permette di farli diventare il perno della narrazione come quando in un'opera teatrale il copione, aldilà del suo valore intrinseco, riesce brillante ed efficace proprio in virtù della bravura degli attori. I protagonisti sono mirabilmente rappresentati e il lettore si trova a empatizzare con tutti, compreso il boia. La descrizione minuziosa delle torture non risulta disturbante e a ciò contribuisce anche la nota finale dell'autore che ne giustifica l'impiego affinché la conoscenza di queste torture possa evitare di perpetuarne l'uso.


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