Case dove non si abita più, di Luisa Futoransky - Edizioni Joker
Case dove non si abita più
di Luisa Futoransky
Edizioni Joker
Poesia
Pagg. 112
ISBN 9788875365738
Prezzo Euro 14,69
«Le mie radici sono la mia lingua», dichiara in un'intervista Luisa Futoransky, una delle voci più importanti e indispensabili della poesia latino-americana contemporanea. Aprire la mappa, sfumarne i confini, adattarla ad altri contesti e rielaborarne le dimensioni per farne un corpo, una strada percorsa, un punto geografico e un'azione, più che politica, etica, sono alcune delle pratiche poetiche che derivano dalla sua produzione letteraria. La sua vita è stata segnata da esperienze concrete di diaspore, viaggi, pellegrinaggi ed esilio. Figlia della generazione degli anni Sessanta, nelle poesie qui selezionate troviamo anche una predilezione per il tema e l'uso del linguaggio abituale della città, compreso il linguaggio quotidiano, le inflessioni della parlata colloquiale e persino, in alcuni casi, elementi di slang urbano e il linguaggio e il ritmo del tango. In Argentina, poeti come Juan Gelman, Francisco Urondo, Alejandra Pizarnik, Juana Bignozzi e Luisa Futoransky condividono un certo tono generazionale, senza per questo rinunciare a sviluppare posizioni e pratiche poetiche individuali. Nella poesia di Futoransky, decentrare la carta geografica e aprirne i confini, confondere deliberatamente i punti cardinali del globo, è il suo modo di concepire i luoghi, lo spazio e la parola, ma è anche la sua insistenza nel problematizzare altri confini, quelli con cui siamo abituati a creare limiti nelle nostre modalità di conoscenza e convivenza, siano essi geografici, culturali, storici o politici: «Viaggiando si conosce la marcia, la carestia / la sonnolenza della gente / e fa sempre male» (Maledetta tempesta). La sua insistenza sul “come” agire non rimane una mera domanda retorica, ma diventa una sfida, che ci impone di tenere a mente, attraverso la veglia, sia la morte, sia l'amore e la sopravvivenza di tanti esseri umani con cui siamo uniti dallo stesso filo vitale.
Estate e corvi
qui
questi uccelli
comunque li si chiami
sono corvi
mi
scivolano di traverso in gola
sono l'ultima elefantessa
ferita
ripiegata nella più tenace piega del ricordo
non ci
sono profumi che disperdano
telegrammi
strette di mano
né
fazzoletti con lacrime d'addio
sola, la lampadina
illuminata
di un qualsiasi tunnel della morte
morte senza
candele né orfani
senza elogi funebri
e solo una mera
routine di vermi
sono
con le parentesi abbassate
a giocare il tempo dello sconto
Luisa
Futoransky è
nata a Buenos Aires nel 1939 ma risiede a Parigi da oltre
quarant'anni. La sua voce è tra le più grandi e persistenti nella
poesia latino-americana. È stata insignita di numerosi premi e
tradotta in diverse lingue; quindi, non è sbagliato parlare di
un'artista di portata universale. Laureata in giurisprudenza, ha
studiato letteratura dei paesi di lingua inglese con Jorge Luis
Borges, oltre che musicologia e pianoforte al Conservatorio Municipal
di Buenos Aires con i maestri Carlos Suffern e Cátulo Castillo. Ha
lavorato come regista d'opera in Italia e conduttrice radiofonica
in Giappone e in Cina e come giornalista per la France Press. Per
dieci anni è stata conferenziera presso il Centro Pompidou di
Parigi, nonché membro della giuria della penultima edizione del
Premio di poesia iberoamericano Pablo Neruda.
Dal 2008 al 2023 è
stata responsabile dell'edizione spagnola della rivista «Patrimonio
Mondiale dell'UNESCO». È stata borsista della Fondazione
Guggenheim (Stati Uniti) e Chevalier des Arts et Lettres
(Francia).
La sua opera poetica ha ricevuto nel 2024 il Premio
Konex, diploma di merito alle 100 personalità di spicco dell'ultimo
decennio delle Lettere argentine (2014-2023).
È autrice di una
ventina di raccolte di poesie, cinque romanzi (Son
cuentos chinos,
1983, El
Formosa,
2010, 23:53:
Noveleta,
2013, per citarne alcuni) e diverse opere di saggistica. Tra i suoi
numerosi libri in versi ricordiamo: El
diván de la puerta dorada (Ed.
Torremozas, Madrid, 1984), Antología
Poética (Fondo
Nacional de las Artes, Buenos Aires, 2002), Inclinaciones (Ed.
Leviatán, Buenos Aires, 2006), Pintura
rupestre (Ed.
Leviatán, 2014), Marchar
de día (Ed.
Leviatán, 2017), El
poema, dos lugares (Ars
Poética, Madrid, 2018), Humus…
humus (Ed.
Leviatán, 2020).
