“Las Mariposas”, di Tiziana Monari
“Las Mariposas”
di Tiziana Monari
A Patria, Minerva e Maria Teresa Mirabal (*)
Ora che il respiro è sospeso al varco del pensare
ed i gabbiani scrollano le ali nella stanchezza della prima migrazione
noi, in questa notte dalle mille stanze
dormiamo in mezzo agli assassini
la mente che cede ad una silenziosa attesa
le urla che si perdono nell'aria
insieme al duello di due usignoli lontani contro vento
ora che non spezziamo più i rami dell'alloro
e non recidiamo più i nudi steli della rosa
affondiamo leggere nel nulla come farfalle di cristallo
vedendo gli angoli del giorno che si rompono
la pioggia sulla ruggine dei pali
c'è l'ondeggìo lento del mare alla battigia
il lampo del sangue racchiuso nella carne
la pelle delle braccia illividite
ora che l'ultima luce si appiglia al vetro di ormai morte lanterne
ed il torpore ingordo distanzia ogni amore che c'è stato
così i bastoni accarezzano i ventri spogli
tra le siepi di rovo e l' albaspina
i corpi si appoggiano ai vestiti e pencolano, affondano
sul pentagono marcato tra lo sporco dei sedili
tra le eriche, i prati cosparsi dalla salvia
l'anima lasciata su una rupe sopra il mare
la viola che fa ombra nello specchio
camminiamo con coraggio in mezzo al bosco
nell'onda d'odio che rotola minuta,nell'oro delle foglie ormai seccate
con le stesse mani che accarezzavano i capelli di Manolo
i nostri nomi prossimi alla cenere
la notte ferma come la memoria di uno sguardo.
Ci sono valli azzurre in lontananza
i campi profumati dei sambuchi
e noi andiamo a tentoni nel disordine dei vivi
in una primavera già compiuta
nell'arsura degli occhi svernano gemme dure, stelle eterne
una cicogna si posa sopra i tetti
i salici si piegano nel fiume.
(*) assassinate insieme per ordine del feroce dittatore Rafael Leónidas Trujillo; las Mariposas, cioè le farfalle, era il loro nome in codice.