L’estate perenne, di Giuseppe Carlo Airaghi
L'estate perenne
di Giuseppe Carlo Airaghi
Tutte le parole dette e ascoltate
scivolano nella discesa quieta
che conduce al mare, alla spiaggia
dove passeggiare come di sera fanno
i turisti al lungomare illuminato,
dove sopra un telo giallo riposa
il bambino delle estati passate.
Con lui condivido le memorie
del presente, un orizzonte identico,
immutato.
Lui non chiede quanti giorni manchino
al termine delle vacanze, a differenza nostra
che li contiamo a ritroso, sorso a sorso
fino al fondo del bicchiere, alzando il braccio
in segno di saluto all'indirizzo
dell'unica nuvola bianca presente.
La risacca ci bagna i piedi, la sfuggiamo ridendo
lui e io. Condividiamo il medesimo nome,
la stessa avversione per i fuochi di Ferragosto.
A pelo d'acqua galleggia un uomo
con le braccia incrociate sul petto
storniamo entrambi lo sguardo
verso la collina in controluce,
verso un'illusione di durata,
di presenza immutata. Fin quando
nulla avremo più alle spalle.
Non rimane che definire che nome dare
a questa incolpevole nostalgia
del presente.
Da Ora che tutto mi appare più chiaro – L'estate perenne (puntoacapo, 2023)