logo
homeLetteraturasep
Di spalle a questo mondo, di Wanda Marasco, edito da Neri Pozza e recensito da Katia Ciarrocchi

Di spalle a questo mondo, di Wanda Marasco, edito da Neri Pozza e recensito da Katia Ciarrocchi

Di spalle a questo mondo – Wanda Marasco – Neri Pozza – Pagg. 416 – ISBN 9788854517493 – Euro 20,00



Un romanzo che incanta e affatica.


Ho ascoltato Di spalle a questo mondo di Wanda Marasco in versione audiolibro. Un titolo evocativo, un'autrice raffinata, una storia ispirata a un personaggio storico poco noto ma interessante. Eppure, mi trovo a scriverne con un nodo ambiguo in gola: quello che resta quando ci si accosta a un'opera che ha tutte le carte per incantarti… ma ti lascia ai margini, come un'eco sfuggente.
Wanda Marasco torna a raccontare la marginalità, l'interiorità profonda, la frattura tra individuo e mondo. Questa volta lo fa attraverso la figura di Ferdinando Palasciano, medico ottocentesco, patriota, visionario, considerato uno dei precursori della Croce Rossa. Un uomo che disobbedì agli ordini per curare i feriti di entrambi gli schieramenti, che scelse la pietà in luogo del potere, che pagò con l'isolamento e con la follia la propria coerenza morale. Un personaggio potentissimo, reale, eppure trasfigurato dalla penna della Marasco in qualcosa di più: un'anima tragica, un canto che si frantuma nel tempo e nella memoria.
È inutile girarci intorno: Di spalle a questo mondo è un libro difficile. Lo è per la sua struttura a flusso, per la prosa arcaica e visionaria, per il lessico che mescola registri alti, dialettali, lirici, filosofici; è un romanzo che non racconta, ma evoca. Che non accompagna il lettore, ma lo sfida e, nel mio caso, in formato audiolibro, questa sfida è diventata quasi insormontabile.
Senza la pagina scritta da poter tornare indietro, rileggere, soppesare, mi sono sentita spesso sopraffatta da quel flusso di coscienza febbrile. La voce narrante — pur ben interpretata — non riusciva a farmi aggrappare ai passaggi, alle immagini, alle emozioni. Ogni frase sembrava carica di senso eppure sospesa, come se il significato si smaterializzasse appena lo afferravo.
Eppure, nonostante questa difficoltà, non posso dire che Di spalle a questo mondo non abbia lasciato un'impronta.
C'è una tensione autentica in questo libro: quella tra il corpo e lo spirito, tra la lucidità e la follia, tra ciò che è stato e ciò che non potrà più essere. Palasciano, chiuso nella sua stanza di manicomio nel 1887, ripercorre la vita come se stesse smontando un sogno: l'infanzia repressa, l'amore tormentato per Olga, nobildonna russa evanescente come un'ossessione, le umiliazioni subite, i tradimenti, i barlumi di gloria offuscati dal disincanto.
La sua mente vaga tra immagini, ricordi, visioni, nulla è lineare, tutto è immerso in un tempo interiore, liquido, rotto. È un romanzo sulla memoria che implode, sull'identità che si sfalda sotto il peso della coscienza. Su un uomo che non ha mai smesso di cercare una giustizia più alta della legge degli uomini, e che per questo ha pagato il prezzo più alto: l'incomprensione, la solitudine, la perdita di sé.
Ammetto di aver desiderato, più volte, interrompere l'ascolto, di essermi sentita “di spalle” rispetto alla narrazione, incapace di seguirla davvero. Eppure, qualcosa mi tratteneva. La sensazione che sotto quella superficie difficile si agitasse qualcosa di autentico, profondamente umano, straziante. Come se, tra le righe, si insinuasse una domanda potente: “Cosa resta di noi, quando ci spezziamo?”
Non è un libro da ascoltare in modo distratto. Non è nemmeno un libro che si presta bene al formato audio, almeno non per chi, come me, ha bisogno di visibilità nella complessità. È un testo che chiede silenzio, tempo, concentrazione. Che forse, più che letto o ascoltato, va assorbito.
Di spalle a questo mondo è un romanzo che divide, che può essere amato visceralmente o rigettato con frustrazione. Io mi trovo in una zona grigia: quella di chi riconosce il valore, ma non riesce a entrare pienamente in sintonia. Forse lo rileggerò, su carta. Forse no. Ma so che qualcosa di lui resterà comunque con me: l'eco della sua lingua, la tragedia della sua solitudine, la dignità di un uomo che ha disobbedito per amore dell'umanità.
E questo, per me, è già molto.


Katia Ciarrocchi


wwwliberolibro.it