L’educazione, di Tara Swestover, edito da Feltrinelli e recensito da Katia Ciarrocchi
L'educazione – Tara Westover – Feltrinelli – Pagg. 384 – ISBN 9788807892394 – Euro 14,00
L'educazione di Tara Westover è un libro che fa male. Ti sbatte in faccia una realtà che sembra impossibile, e invece è vera.
Ti
costringe a guardare dentro la paura, la violenza, la solitudine, e a
chiederti quanto si è disposti a perdere per salvarsi.
Quando
ho iniziato a leggerlo, sapevo solo che era un memoir di una donna
cresciuta in una famiglia mormone estremista. Non mi aspettavo però
di trovarmi catapultata in una vita dove l'infanzia è negata,
l'identità è annientata e la verità è manipolata in nome di un
credo distorto. Tara nasce in una casa in cui lo Stato è il nemico,
la scuola è un pericolo, e i medici sono demoni moderni. Il padre,
fanatico religioso convinto che l'Apocalisse sia vicina, tiene
tutta la famiglia in una bolla d'isolamento, privando i figli di
ogni contatto con la realtà esterna. La madre, seppur in modo più
ambiguo, asseconda tutto, cercando rifugio nel suo ruolo di
guaritrice, erborista e levatrice.
La
parte che mi ha ferita più di tutte, e che ancora oggi mi torna in
mente con rabbia e dolore, è la violenza: Tara subisce abusi fisici
e psicologici da parte del fratello Shawn, che la umilia, la
colpisce, la annienta. E ciò che fa ancora più male è l'omertà
della famiglia, la normalizzazione della violenza, il fatto che
nessuno, neppure la madre che pure vede tutto, si alzi mai per
proteggerla davvero. Come se Tara fosse colpevole della sua stessa
sofferenza, come se fosse lei a dover cambiare per meritarsi
rispetto, amore, salvezza.
Ma L'educazione non
è solo il racconto di una tragedia, è, soprattutto, il racconto di
una rinascita. Tara, autodidatta, studia da sola per superare il test
d'ingresso all'università, si siede a una scrivania mentre il
mondo attorno a lei la considera un'ingrata, un'eretica e una
traditrice. Viene ammessa al college e poi, incredibilmente, arriva
fino a Cambridge, conquistando un dottorato. Ma ciò che conquista
davvero, lungo questo cammino, è la possibilità di essere sé
stessa.
Eppure,
e questo mi ha profondamente colpita, il dolore non scompare con la
cultura. L'istruzione le dà strumenti per comprendere, per
analizzare, per emanciparsi, ma non cancella le angosce, i sensi di
colpa, il radicamento profondo di ciò che ha subito. Tara resta
tormentata dai ricordi, dalla voce del padre che le ha insegnato a
diffidare del mondo, dalla paura di essere “sbagliata” se sceglie
la propria libertà. E in questo, l'ho sentita vicinissima. Perché
è facile dire “basta”, ma è durissimo spezzare una lealtà
costruita sin dall'infanzia, tagliare il legame con le persone che
ti hanno dato la vita, anche quando quella vita ti è stata tolta a
pezzi.
Leggere
questo libro mi ha fatto riflettere moltissimo sul potere della
cultura, non solo come mezzo per trovare un lavoro o fuggire da una
realtà opprimente, ma come chiave per definire chi siamo, per
costruire la nostra identità al di là del sangue e
dell'appartenenza. Tara non ha semplicemente imparato nozioni: ha
imparato a pensare. A scegliere. A ricordare. E a raccontare.
Il
suo memoir non è solo un atto di testimonianza, è un atto di
coraggio estremo. Scrivere una verità che la famiglia continua a
negare significa tagliare, in un certo senso, il filo che la lega al
suo passato. Ma significa anche aprire la porta a tutti quelli che
vivono prigionieri in situazioni invisibili, che hanno paura di
dubitare, di cambiare, di salvarsi.
Tara
Westover ha
scritto molto più di un libro, ha scritto una vita intera, e l'ha
trasformata in un atto d'amore verso sé stessa e verso tutti noi.
Citazioni tratte da: L'educazione di Tara Westover
Da allora l'incidente mi avrebbe sempre fatto pensare alle donne apache e a tutte le decisioni che vanno a costruire una vita – alle scelte, personali e collettive, che si combinano dando luogo a ogni singolo evento. Granelli di sabbia incalcolabili che si compattono in sedimento e poi in roccia. (pag 59)
Il primo a determinare quella che sei è dentro di te (pag 279)
“La
libertà negativa … è la libertà dagli ostacoli o dalle
costrizioni esterne. In questo senso, una persona è libera se non è
fisicamente impedita ad agire.”
“La libertà positiva, è la
libertà delle costrizioni esterne.” (pag 292)
Un cavaliere errante è qualcuno che un momento è bastonato e quello dopo è imperatore. (pag 341)
Quando la vita stessa sembra follia, chi può dire dov'è la pazzia? (pag 342)
Il passato, qualunque esso sia, dovrebbe essere sepolto a quindici metri di profondità e lasciato morire là sotto. (pag 363)
Siamo tutti molto più complessi di quel che traspare dai ricordi altrui. (pag 374)
Katia Ciarrocchi
