Domani, domani, di Francesca Giannone, edito da Nord e recensito da Katia Ciarrocchi
Domani, domani – Francesca Giannone – Nord – Pagg. 384 – ISBN 9788842934905 – Euro 19,00
«Quello che voglio dirti è di non lasciarti trascinare sul fondo dalla rabbia, dall'orgoglio, dalla voglia di averla vinta, perché intanto rischi di perdere qualcosa di importante, di più importante di una fabbrica: le persone. E perdere quelle, amico mio, fa molto, molto più male. Cerca di capirlo prima che sia troppo tardi, va bene?»
Avevo
grandi aspettative per Domani, domani. Dopo aver letto e amato La
portalettere,
romanzo che mi aveva avvolto con la forza delle sue protagoniste,
speravo in un'altra storia capace di scuotermi, lasciarmi qualcosa
dentro. E invece, a lettura terminata, mi sono ritrovata con la
sensazione di incompiutezza, come se qualcosa fosse rimasto lì, in
sospeso, o forse come se qualcosa non fosse mai davvero iniziato.
La
storia è ambientata nel Salento del 1959 e ruota attorno a due
fratelli, Lorenzo e Agnese Rizzo, uniti da un legame profondo, quasi
viscerale, ma destinati a percorrere strade diverse. Quando il padre
decide di vendere il saponificio di famiglia, le reazioni dei due
fratelli si fanno opposte: Lorenzo, impulsivo e orgoglioso, non
riesce ad accettare il cambiamento e parte. Agnese, invece, rimane e
si aggrappa con forza a quel passato che è anche radice, identità,
eredità. Due modi di reagire al dolore e alla perdita, due approcci
alla vita e alla famiglia che si contrappongono e, forse, si
completano.
Ed è proprio qui che il romanzo avrebbe potuto
brillare, perché i temi ci sono tutti: il peso delle scelte, il
valore delle radici, l'evoluzione dei legami familiari, la
dicotomia tra appartenenza e indipendenza, ma ho sentito che la
profondità promessa non è stata davvero raggiunta.
I rapporti
familiari, che dovrebbero essere il cuore pulsante della storia,
sembrano talvolta abbozzati, come trattenuti, si percepisce il
potenziale emotivo, ma non viene mai del tutto liberato. Lorenzo, ad
esempio, parte per orgoglio, ma il suo percorso personale resta quasi
sfocato: ci si racconta che cambia, che vive, che cresce, ma non lo
si vede davvero. Agnese, dal canto suo, sembra portare il peso del
dovere più che della passione, ma anche la sua evoluzione rimane più
dichiarata che mostrata.
E poi c'è il finale che arriva
troppo in fretta, come se la storia, stanca, volesse chiudersi da
sola. Tutto viene sistemato in poche pagine, con soluzioni
affrettate, lasciando il lettore con l'amaro in bocca. Dopo tante
promesse, tanti fili narrativi, mi aspettavo un epilogo che desse
senso a tutto, e invece ho trovato una conclusione che scivola via,
senza mordente, senza vera catarsi.
Nonostante questo, non posso
negare che Domani,
domani abbia
una scrittura fluida, a tratti poetica, e che l'autrice sappia
descrivere l'ambiente, le atmosfere, il contesto storico con grande
efficacia. Il Salento degli anni Cinquanta prende vita tra le pagine,
con le sue tradizioni, i suoi profumi, i suoi silenzi, e alcune
immagini, alcuni passaggi, lasciano il segno.
Ma per chi ha
amato La
portalettere,
questo romanzo rischia di essere una lettura in sordina, non è tanto
una questione di trama o di colpi di scena, quanto di emozioni: non
mi ha travolta, non mi ha fatto sentire dentro la storia, dentro i
personaggi. È come se l'anima del romanzo fosse rimasta a metà
strada tra quello che voleva essere e quello che è riuscito a
diventare.
Domani,
domani è
una lettura piacevole, ma non memorabile, forse il problema più
grande è proprio questo: quando sai che un'autrice può fare di
più, speri sempre che ogni sua nuova storia sia capace di
sorprenderti. Questa volta, per me, non è successo.
Katia Ciarrocchi
