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La norvegese, di massimolegnani

La norvegese, di massimolegnani

La norvegese

di massimolegnani



In aprile, la pioggia è il prezzo del biglietto che si paga per avere, o aver avuto, una smagliante giornata di sole. Camillo avrebbe preferito il pagamento anticipato, prima affrontare la pioggia, in modo da non pensarci più, e poi eventualmente godere del bel tempo, ma questa volta non andò così.

Un sole inaspettato lo aveva stanato dalle stanze pigre e fatto montare quasi a forza in sella per un itinerario lungo, ancora tutto da decidere. In ogni caso sarebbe stato il primo giro dell'anno che includesse il pernottamento fuori casa.

Camillo quel mattino aveva voglia di pianura e panorami che non fossero di ultima neve sopra i monti, così puntò la bicicletta verso Sud e iniziò a pedalare di buona lena. Era aiutato da una lieve pendenza favorevole, il piano leggermente inclinato verso sud-est tipico della Pianura Padana, che lui scambiò per uno stato di forma strepitoso. Fu una giornata entusiasmante, prima le risaie che giusto in quei giorni andavano riempiendosi d'acqua, poi il Po che si presentò in forma maestosa, e soprattutto il cielo senza una nuvola e una temperatura gradevolissima, né troppo calda né troppo fresca, come ci fosse stato un termostato che impediva fastidiose oscillazioni.

Il grande fiume era sempre stato il confine naturale delle sue gite oltre il quale non si spingeva mai, ma questa volta lo attraversò d'impeto, attratto dai primi rilievi del Monferrato. Affrontò le asperità delle colline come ultima fatica prima del meritato riposo. Tortellini al sugo d'arrosto e un buon bicchiere di Ruchè conclusero una giornata di piena soddisfazione.

Camillo fu svegliato alle prime luci dell'alba dal suono ritmato delle gocce che cadevano su una superficie metallica: piove, chi l'avrebbe detto dopo il bel sole di ieri. Si lasciò ricadere deluso sui cuscini e provò a riaddormentarsi ma quello stillicidio lo tenne sveglio, il pensiero inchiodato al ritorno sotto l'acqua. Lasciò passare qualche ora nella speranza di un miglioramento, ma il cielo si mantenne plumbeo e lui decise di partire prima che il tempo peggiorasse ulteriormente.

Il famoso piano inclinato, ora che lui pedalava verso nord-ovest, era a suo sfavore e aggiungeva un'altra difficoltà al suo viaggiare sotto una pioggerella fastidiosa. Il cielo, uniformemente grigio, l'asfalto bagnato, le strade vuote, nessun ciclista da incrociare con cui per un istante condividere la pena, non un contadino a lavorare nei campi, ogni dettaglio contribuiva a creare un quadro desolante. Ma Camillo non volle farsi prendere dallo sconforto e, superato il primo impatto negativo, ora stava accettando la situazione quasi di buon grado, in fondo anche questa era un'esperienza che faceva parte del gioco. Si guardò intorno, c'era bellezza nel grigiore che si rifletteva nelle risaie e poi la pioggia rendeva tutto brillante. Si fermò a rifiatare e a guardarsi intorno per fare magari qualche foto e proprio in quel momento vide arrivare una figura a pedali, dal passo lento e dai colori sgargianti. Aspettò che fosse a tiro e le fece alcuni scatti ravvicinati: era una donna e sembrava sorridergli! Camillo le fece un cenno di saluto ma lei non si fermò. Prima di sparire, anche la donna agitò un braccio senza voltarsi e gli gridò qualche parola in una lingua sconosciuta. Una straniera, partita chissà da dove, arrivata fino a lui e subito scomparsa! Fu tentato di inseguirla per fare un tratto di strada assieme, ma le loro direzioni erano opposte, la lingua un ostacolo, la propria avversione a forzare gli avvenimenti un impedimento. Rinunciò.

Camillo rimontò in sella e riprese a pedalare tranquillo, ora aveva materia per pensare che lo avrebbe tenuto occupato fino a casa.

Era Norvegese, aveva deciso, un viaggio progettato da tempo, partire da Tròmso per arrivare al sole dell'Italia, l'ironia della pioggia che lei aveva accolto col sorriso, pedalava da quasi un mese, piccole tappe per durare fino a Roma, nelle sacche tutto il necessario, nel cuore l'entusiasmo dell'impresa. Gran donna! disse Camillo a voce alta che nessuno udì. E poi, a voce più sommessa, per non sciupare la speranza, magari la incontrerò di nuovo sulla strada del ritorno, e allora…

Intanto Camillo era arrivato a casa.