Tutta la vita che resta, di Roberta Recchia, Edito da Rizzoli e recensito da Katia Ciarrocchi
Tutta la vita che resta – Roberta Recchia – Rizzoli – Pagg.400 – ISBN 9788817183499 – Euro 18,00
Tutta
la vita che resta di Roberta Recchia mi ha lacerato l'anima,
portandomi nel cuore di una tragedia familiare e di una solitudine
tanto invisibile quanto devastante.
Marisa
e Stelvio Ansaldo, protagonisti di una storia d'amore che affonda
le sue radici nella Roma degli anni Cinquanta. I due si incontrano
nella bottega del padre di Marisa, Ettore, tra mille peripezie nasce
tra loro una relazione che sembra uscita da un film d'amore d'altri
tempi. La loro vita insieme è costellata di progetti e sogni, e
quando nasce i figli Ettore e Betta, il loro legame appare ancora più
solido, come se nulla potesse scalfire la serenità che hanno
costruito.
Tuttavia,
questo equilibrio viene brutalmente infranto quando Betta, giovane e
piena di vita, viene uccisa su una spiaggia laziale. La morte della
figlia rappresenta per Marisa e Stelvio uno strappo che nessun amore,
per quanto forte, sembra poter sanare. Quella perdita improvvisa e
violenta cambia tutto, e l'affetto che li ha sempre tenuti uniti
sembra dissolversi di fronte al dolore, lasciandoli in balia di una
solitudine profonda e insondabile. La loro casa, una volta luogo di
gioia e condivisione, diventa fredda, pervasa da un silenzio carico
di assenze.
Mentre
Marisa e Stelvio faticano a ritrovare un senso, la tragedia tocca
profondamente anche Miriam, la giovane cugina di Betta. Anche lei era
presente quella notte fatale e ha vissuto sulla sua pelle un trauma
che non sa come elaborare. Eppure, la famiglia Ansaldo, chiusa nel
proprio lutto e la famiglia di Miriam occupata ad accrescere le
proprie ricchezze e la propria notorietà, sembrano incapaci di
percepire il dolore che tormenta Miriam. La sua sofferenza viene
ignorata, nascosta sotto il velo di una “normalità” apparente
che rende ancora più difficile per lei chiedere aiuto.
Il
percorso di Miriam, costretta a confrontarsi da sola con un dolore
insopportabile, è narrato con una delicatezza struggente.
Sopraffatta dalla solitudine e senza nessuno che la sostenga, Miriam
cade in una spirale di malattia e dipendenza, un percorso di
autodistruzione che è il segno del suo grido inascoltato. Solo
quando incontra Leo, un giovane di borgata, Miriam riesce a
intravedere una luce nel buio, un sentimento che le offre un barlume
di speranza e la possibilità di ritrovare un senso alla propria
esistenza.
Roberta
Recchia ci regala un romanzo che esplora le profonde fratture che il
dolore può provocare in una famiglia, mostrando come la mancanza di
empatia e comprensione possa isolare e distruggere. La storia della
famiglia Ansaldo, e in particolare di Marisa e Stelvio, ci ricorda
che anche l'amore più profondo può essere messo alla prova dal
dolore, e che solo attraverso il riconoscimento e l'ascolto
reciproco si può trovare una via verso la guarigione.
La
scrittura di Recchia è delicata ma potente, capace di far emergere
il peso del non detto e dell'inafferrabile. I personaggi sono vivi,
autentici, e la loro evoluzione interiore è raccontata con una tale
cura che ogni loro scelta, ogni errore e ogni silenzio si sente come
una parte essenziale della storia
Una
lettura che scuote!
Citazioni tratte da: Tutta la vita che resta di Roberta Recchia
La solitudine davanti al cibo era brutta il doppio, si diceva sempre. Ed era convinta che quella ragazzina pelle e ossa ne sapesse qualcosa: si può essere disperatamente sole in tanti modi, in ogni momento.
Ma ho bisogno di credere che in tutto quello che è stato ci sia un senso che ora non possiamo comprendere. Che un giorno tutto sarà chiaro, che quanto è stato non è che il dettaglio di un disegno che ancora non abbiamo occhi per vedere.
Credi che un giorno ci lasceremo il dolore alle spalle senza più avere dubbi? Arriverà mai il momento in cui sapremo che tutta l'ingiustizia, la sofferenza, non sono state che un insignificante granello nel perfetto equilibrio delle cose?
Allora
Marisa seppe di doverle dire qualcosa, prima che andasse, prima che
non ci fosse più tempo o abbastanza luce nei suoi occhi. Si chinò
su di lei, come se dovesse sussurrarle il più intimo dei suoi
segreti. «Bertilla cara, voglio che tu sappia una cosa.» Tacque
solo un momento. «Non hai votato la tua vita al niente.» Le
sorrise, rassicurante, e aggiunse con forza: «L'hai votata alla
speranza».
Anche suor Bertilla sorrise, serena.
«Perché
cosa, cosa ne è, di noi, senza la speranza?»
*Nelle citazioni riportate, non ci sono i riferimenti alle pagine, perché ho ascoltato il libro su Audible
Katia Ciarrocchi
