Ogni cosa che cade ha il suo rumore, di Carla De Angelis, edito da Fara e prefato da Alessandro Ramberti
Ogni cosa che cade ha il suo rumore – Carla De Angelis – Fara – Pagg. 72 – ISBN 978 88 9293 182 4 – Euro 12,00
Prefazione di Alessandro Ramberti
“Non sfuggire al sogno più bello che è la vita”
Il verso che fa da titolo a questa prefazione lo trovi a p. 13 e nella sua icasticità riassume molto della poetica di Carla De Angelis, come anche quello scelto da Stefano Martello per la sua postfazione (lo trovate all'inizio della poesia a p. 19), tanto da diventare il titolo di questa raccolta assolutamente vera, dagli echi profondi, necessaria.
Quante volte ci sentiamo schiacciati dagli eventi, abbandonati, inutili, incapaci persino di formulare una preghiera, perché le solite parole ci sembrano mere litanie, mantra assurdi per riempire il vuoto che ondeggia paurosamente in noi e ci toglie il respiro, ci sfianca, ci mangia le ossa fino ad arrivare al limite della nostra pelle e pare rosicchiare anche quella, anche la nostra ultima maschera, quell'esile involucro che ancora delimita il vuoto dentro di noi da quello esterno? Non solo noi come singoli, come individui, vaghiamo spesso come
monadi eterodirette che fin che possono comprano e consumano oggetti e relazioni, affetti e consolazioni… ma anche i nuclei sociali piccoli e grandi (la famiglia, la cerchia degli amici, il vicinato e via via le unità maggiori, gli Stati e le istituzioni “globali”), ecco sembra che un po' tutti abbiamo perso la bussola, il senso di comunità, l'attenzione non solo alle nostre problematiche ma anche a quelle degli altri.
Viviamo, mi pare, un'epoca priva di afflato, scevra di entusiasmo, incapace di farsi responsabilmente carico di chi verrà dopo di noi.
Latitano le visioni, i progetti a lunga scadenza che sappiano produrre azioni di tutela dell'ambiente e delle generazioni future. Sono pochi i testimoni che possono aiutare l'umanità a convergere verso un bene comune; neglette le politiche che facilitano atteggiamenti non violenti, di attenzione alle capacità di ogni persona, di condivisione.
Da mesi, conflitti sanguinosi e sconvolgenti esplodono qui e là, si incancreniscono, fomentano migrazioni inevitabili, distruggono e violentano vite, concentrano nelle mani di pochi il potere di decidere.
Ti starai chiedendo cosa c'entra tutto questo con un libro di poesie, ma leggere i versi di Carla è inevitabilmente connesso alla realtà che stiamo vivendo. Se il sogno più bello è la vita, dobbiamo recuperare la capacità di sognare.
Fortunatamente non mancano anche oggi sognatori, quei “giusti” che hanno gli occhi aperti, mani disposte all'aiuto, capaci di gesti semplici, quotidiani, spesso nascosti, ma fondamentali perché concreti; quei gesti di attenzione e prossimità ricchi di empatia che sono gli unici per cui il nostro mondo ancora non si è sfasciato del tutto.
La poetessa romana, con la sua voce umile e discreta, rivela in questo senso una forza incredibile. Aprendo le proprie ferite si immerge in quelle degli altri e in qualche modo le cura, le lenisce.
Consideriamo alcuni flash, alcuni passaggi minimi che mi permetto di citare per darti una mappa sommaria di quanto (di bello e di intenso) ti aspetta:
C' è un divieto
il resto è rimasto nel sole
a far luce quando la speranza non muore (p. 30)
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Bambini cercano cibo tra le case e le macerie
il dolore entra ed esce
non può essere trattenuto
da nessuna finestra
Qui carrelli pieni corrono
nessun semaforo li ferma o ne rallenta la corsa (p. 31)
È emozionante leggere della scatola aperta e trasparente dove vengono
riposti i “protagonisti del presepe” per lasciarli liberi “di inchiodare la e guerra e cantar di pace” (p. 32), o far nostra la consapevolezza che “il presente / se ne va ad ogni passo” (p. 34) mentre perdurano gli oggetti personali di chi ci ha lasciato, ricordandocelo in modo struggente: “Ti vedo ma non riesco a toccarti / è un strana sensazione di (non-)vita” (p. 38).
Ci immedesimiamo con Carla quando confessa “ora stringo aria / non riesco a trovarti / mi sfuggi / devi diventare senza dolore / un ricordo” (p. 42), o afferma “Scrivo e cammino in fuga / come un ago che non trova il filo” (p. 43).
Nella vita è necessario sognare, avere visioni, affidarsi sempre e a maggior ragione nei momenti più dolorosi. Senza un tu (e un Tu che li riassuma tutti) non c'è né io né noi e solo i sogni condivisi si avverano:
È bene lasciarsi andare
farsi accompagnare nel sonno
La mattina gli occhi si aprono
vengono da molto lontano
“a memoria” per custodire
accarezzare ogni attimo
portarlo al cuore (p. 46)
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Voglio ascoltare mentre osservo le mani
le vene tracciano la strada
il colore è così intenso che non si può sbagliare
porta alle dita
vogliono ancora accarezzare
stringendo intensamente
L'amore passa da mano a mano
come una quiete che appaga
una tempesta che invade
una musica
che accompagna il respiro
Lascio alle mani disegnare il percorso
Cercare quello che manca (p. 47)
