Di ombra e luce. Rime sparse e pensieri scapigliati, di Mara Motta, edito da Tabula Fati e presentato da Giancarlo Giuliani
Di ombra e luce. Rime sparse e pensieri scapigliati – Mara Motta – Tabula Fati – Pagg. 114 – ISBN 979-12-5988-385-8 – Euro 10,00
Presentazione di Giancarlo Giuliani
Eccoci di nuovo nel mondo di Mara Motta, alla sua terza raccolta. Un angolo popolato di sentimenti forti, accompagnati da una grande vitalità. Ci accoglie
subito una sorta di dichiarazione di poetica: le parole nascono da emozioni profonde e trovano così la loro via verso la luce. Ma la luce sembra a volte fuggire via e ci si sente come in un cono d'ombra, la mente ricorda “assenze,
ferite, tradimenti”, e sembra quasi di sentire in sé “tutto il male / della terra”.
C'è, a tratti, una sorta di angoscia del vivere, ma più forte è la “paura del non vivere”: nasce allora la reazione, l'adesione alla realtà.
In tutto questo, trova spazio l'amore, per una persona, per la natura, in una parola “per il creato”, dunque per la vita. Più volte emerge il tema del ricordo, la memoria cede in qualche momento il passo alla nostalgia, ma è spesso dolce compagna, pausa, conforto, pur se non mancano accenni di dolore e rimpianto:
La polvere copre il posto del tuo libro
lasciato lì sul finire della sera.
Ovattato il ricordo di uno sguardo
frettoloso
ombra di un pensiero che ritorna
su quel giorno che accarezzava
la quiete del mare in fondo.
Polvere che copre e nasconde
la ferita di un dolore antico
quando sulla porta le tue mani
incidevano la decisione di un addio. (Polvere)
L'Autrice non si chiude però nel suo “io” e rivolge uno sguardo addolorato sugli ultimi, sui diseredati, sulle vittime, che si tratti di un bimbo scalzo tra le
macerie o di una madre che ha perso una figlia, di un senza casa, di un condannato innocente. Occorre, sostiene la poetessa, saper “riprende ci la luce del mondo” dopo esserci svegliati dal “sonno dell'anima”.
Tema fondamentale è, come sempre in Mara Motta, l'amore, coniugato in tutte le sue forme, con accenti di tenerezza, slanci di passione, apertura all'altro nel
riconoscimento di un comune sentire.
Su tutto, ecco la consapevolezza del fluire del tempo, senza che ciò induca allo sconforto, alla rinuncia. Anzi, se ne trae un sempre rinnovato invito a vivere, lottare, amare, cadere e rialzarsi, nell'accettazione dell'esistenza in tutte le sue valenze, rifiutando la pericolosa, affascinante tentazione dell'indifferenza:
Vivo…
sogno
canto
le braccia al cielo
Accolgo il mondo. (Vivo)
