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La città dei vivi, di Nicola Lagioia, edito da Einaudi e recensito da Katia Ciarrocchi

La città dei vivi, di Nicola Lagioia, edito da Einaudi e recensito da Katia Ciarrocchi

La città dei vivi – Nicola Lagioia – Einaudi – Pagg. 472 – ISBN 9788806253424 – Euro 15,50



Nicola Lagioia, con La città dei vivi, consegna ai lettori un'opera sconvolgente e memorabile, capace di scavare nelle viscere del male e dell'umanità. Questo libro non è solo il resoconto di un efferato caso di cronaca nera, l'omicidio del giovane Luca Varani, ma una riflessione profonda e inquietante sulla fragilità umana, sulle dinamiche della violenza e sulle ombre che si nascondono dentro ognuno di noi.
Lagioia parte da un fatto reale: il 4 marzo 2016, a Roma, Manuel Foffo e Marco Prato, sotto l'effetto di droga e alcol, attirano Luca Varani nel loro appartamento e lo torturano fino a ucciderlo. L'autore, però, non si limita a una cronaca dettagliata degli eventi, attraverso una narrazione che mescola testimonianze, interrogatori, documenti giudiziari e riflessioni personali, si addentra nelle vite di tutti i protagonisti: i carnefici, la vittima e le loro famiglie. Il risultato è un ritratto complesso e polifonico che solleva più domande di quante risposte fornisca.
La forza del libro sta nella capacità di Lagioia di esplorare il male senza giudicarlo in modo semplicistico, Manuel e Marco non vengono presentati come mostri, ma come esseri umani fragili e contraddittori, vittime essi stessi di vuoti esistenziali, insicurezze e dinamiche sociali. L'autore non cerca di giustificarli, ma di comprendere il contesto che li ha portati a compiere un atto così atroce e qui la lettura diventa particolarmente inquietante, perché obbliga il lettore a fare i conti con il lato più oscuro della natura umana, quello che spesso preferiamo ignorare.
Luca Varani, la vittima, emerge come una presenza luminosa ma tragicamente inconsapevole del destino che lo attende. Lagioia ne racconta la vita con delicatezza, evidenziando il contrasto tra la sua normalità e la violenza cieca che lo ha strappato alla vita. La sofferenza della sua famiglia è descritta con un rispetto che commuove e destabilizza, facendo risuonare il dolore per la perdita di Luca come un grido universale contro l'ingiustizia e la crudeltà.
Nelle pagine di La città dei vivi, Roma non è semplice scenografia: è una città dalla bellezza decadente, attraversata da contraddizioni profonde. Qui, luci e ombre, ricchezza e miseria, speranza e disillusione convivono, dando corpo a una dualità che rispecchia e ingigantisce il dramma dei protagonisti.
Devastante. Non solo per la brutalità del crimine raccontato che è un colpo secco allo stomaco del lettore, ma per la lucidità con cui Lagioia scandaglia la mente e la società. Ci costringe a riconoscere ciò che preferiremmo ignorare: il male non è un mostro lontano, ma una possibilità vicina, parte integrante di ogni comunità e, infine, di ognuno di noi.
Senza artifici o melodrammi, Lagioia colpisce con la sola potenza della parola e l'esattezza dell'analisi; il risultato è un libro che si insinua, che scuote e trasforma la prospettiva di chi lo legge.
Lagioia ci ricorda che il male non è un'eccezione, ma una possibilità sempre in agguato, e che riconoscerlo è forse l'unico modo per affrontarlo.



Citazioni tratte da: La città dei vivi di Nicola Lagioia

In un mondo che reputiamo costruito su basi sin troppo materiali, fatichiamo a credere che la parola conservi i suoi poteri magici. Eppure poche semplici frasi, pronunciate da Manuel, li avevano scaraventati in un incubo.

La pioggia a Roma ricorda a tutti che la modernità è un battito di ciglia nell'infinito svolgersi del tempo.

Tutti sanno che la fine del mondo ci sarà. Ma il sapere, nell'uomo, è una risorsa fragile.

Nessun essere umano è all'altezza delle tragedie che lo colpiscono. Gli esseri umani sono imprecisi. Le tragedie, pezzi unici e perfetti, sembrano intagliate ogni volta dalle mani di un dio. Il sentimento del comico nasce da questa sproporzione.

La realtà è troppo brutale perché la mente umana possa sopportarla. La mente umana è strutturata proprio per arginarla, la realtà. Riorganizza il mistero terribile del tempo. Occulta il pensiero della morte. Presta un nome alle nude cose, poi le trasforma in simboli.

La responsabilità individuale, il libero arbitrio: in cosa ci saremmo trasformati, o dileguati, se ci fossimo liberati di questi due fondamentali pesi? Vivevamo in un mondo perennemente analizzato, scandagliato, setacciato da mille indagini e statistiche, ma al tempo stesso era un mondo inconoscibile, in cui era sempre più difficile capire chi fosse davvero responsabile di cosa.



Katia Ciarrocchi



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