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Appena prima della pioggia, di massimolegnani

Appena prima della pioggia, di massimolegnani

Appena prima della pioggia

di massimolegnani



Appena prima della pioggia, mentre un nugolo di nuvole nere s'ammassa sopra il granoturco pronte a scatenare il putiferio, Camillo è uscito senza ombrello e non se ne cura, ha un cappellaccio in testa e tanto basta.

Irrinunciabile la passeggiata mattutina tra orti e campi a cercare piccole bellezze e semplici motivi d'esistenza, oggi, poi, l'aria è tersa, la nebbia solo nella sua testa a proteggergli il cervello come una bambagia, e la luce si diffonde uniforme, senza violenza e senza ombre per l'assenza del sole. In quel tratto il sentiero è sopraelevato rispetto alla campagna e gli permette una visione ampia, dalle rose appena sotto di lui ai campi più lontani fino agli alberi laggiù in riva al fiume.

Come sempre Camillo è più interessato alla terra che al cielo, lo attraggono i mille segni di vitalità della campagna, tutto sembra fermo ma lui ne percepisce la continua evoluzione, l'erba che cresce, le pannocchie che maturano nascoste, le siepi sempre più alte; per una sorta di riflesso, condizionato dallo sguardo, Camillo si tocca il mento, sente la barba più folta di ieri e pensa all'inarrestabile marcia del tempo. E a proposito di marcia guarda le file di granoturco, gli sembrano schiere di soldati che marciano da fermi, un intero esercito suddiviso in reggimenti nell'imminenza della battaglia e, se si mette a grandinare, tanti di loro prima di sera saranno morti. C'è sempre qualche guerra in corso e peggio delle guerre gli stermini quando è troppa la sproporzione tra i contendenti, cosa può una rosa contro la tempesta?, cosa una casa a Gaza contro il bulldozer? Vortica la nebbia in testa a Camillo, non basta la bambagia ad attutire il suo pensare sterile e frenetico.

Pochi passi avanti e si trova di fronte un alberello un po' stentato, non fosse per il frutto che solitario pende da un ramo non capirebbe che la pianta è un melograno. Fissa il frutto tondo e rosso, guarda l'esilità del ramo e gli torna in mente l'albero di Natale quando lo addobbava con palle di vetro dai colori vivaci e ogni tanto qualcuna si frantumava a terra perché l'aveva appesa a un rametto troppo debole. È sempre questione di sproporzioni, borbotta tra sé Camillo e riflette, senza rammarico, sul troppo già passato rispetto al troppo poco che ancora manca. Riprende a camminare sperando che i passi avanti facciano virare i pensieri al bello. E intanto ha iniziato a piovere, ma lui non se n'è accorto, sta pensando che presto sarà un'altra volta Natale.