Bagnino di salvataggio, di massimolegnani
Bagnino di salvataggio
di massimolegnani
Giornata di sole e vento nella spiaggia libera delle Sabine, Camillo guarda perplesso le onde che si rifrangono a riva con discreta violenza, non sa se è il caso di sfidare il mare.
Ad ogni buon conto sistema il telo appena dietro l'ombrellone rosso del soccorso e già si sente più tranquillo, se mai decidesse di avventurarsi in acqua ci sarà chi seguirà da riva i suoi gesti un poco goffi a stare a galla tra i marosi e in caso di bisogno lo verrà a salvare. Per ora la seggiola del bagnino è vuota, ma gli dicono che tra poco rientrerà dalla pausa.
Nell'attesa Camillo scruta l'orizzonte blu e ripensa all'istruttore di nuoto della sua infanzia che con modi bruschi più che insegnargli a nuotare gli aveva inculcato la diffidenza per l'acqua di mare, troppo fredda, troppo buia, troppo spaventosa. Si ricorda come quella specie di nazista romagnolo a inizio lezione lo sollevasse di peso e lo buttasse fra le onde dove non si toccava e lui ad annaspare, frignare, bere e tossire. Con immutato fastidio gli torna in mente la volta che l'istruttore lo aveva portato con il pattìno alla piattaforma dei tuffi assai lontana dalla riva e lo aveva costretto ad arrampicarsi sulla scaletta di ferro fino ad un'altezza vertiginosa dove volteggiavano gabbiani che lui quasi scambiò per avvoltoi pronti a cibarsi dei suoi resti che sarebbero riaffiorati un pezzo alla volta dall'acqua. Pianti e preghiere a convincere il maestro a non farlo tuffare, ma questi non si era impietosito e lo aveva scaraventato nel vuoto. Nel breve volo che a lui era sembrato una piccola eternità Camillo aveva conosciuto il terrore puro dell'ignoto, terrore che il violento impatto con l'acqua e l'immersione nelle buie viscere del mare non avevano certo attenuato. L'istruttore che si era tuffato subito dopo di lui, ma Camillo non lo sapeva, lo aveva aiutato a riemergere afferrandolo per i capelli, lui, in procinto di fare la prima comunione, aveva creduto che a salvarlo fosse stato l'angelo misericordioso così com'era raffigurato nel catechismo.
Camillo dà un calcio rabbioso alla sabbia come se l'episodio sia appena successo, poi s'acquieta e s'assopisce al sole. Al risveglio s'accorge che la postazione di soccorso è finalmente occupata, ora forse potrà fare un bagno in tutta sicurezza. S'avvicina per informarsi sulle condizioni del mare. Dalla seggiola si alza una ragazzona bionda con il binocolo al collo, non è Pamela Anderson di bay watch ma poco ci manca, addominali scolpiti, rassicuranti braccia muscolose e un bikini rosso fuoco come la bandierina di pericolo.
Posso fare il bagno?, chiede intimidito come si rivolgesse a sua mamma che era categorica nel rispettare le tre ore dalla colazione.
La ragazza lo squadra a lungo, soppesa con lo sguardo la muscolatura flaccida, stima la sua età dal candore della barba, ride alle braghette da ciclista che lui ancora non si era tolto e che lo fanno assomigliare a un bagnante di inizio Novecento, e alla fine scuote la testa in un cenno netto di diniego che vale più di tante parole.
Camillo non insiste, arrotola il telo, lascia la spiaggia e inforca la bicicletta, combattuto in cuor suo tra il sollievo di aver evitato un bagno rischioso e il dispiacere per l'opportunità sfumata di essere salvato dall'angelo biondo del catechismo di antica memoria e di nuova versione.