Io che ti ho voluto così bene, di Roberta Recchia, edito da Rizzoli e recensito da Katia Ciarrocchi
Io che ti ho voluto così bene - Roberta Recchia – Rizzoli – Pagg. 352 – ISBN 9788817183505 – Euro 18,00
Io
che ti ho voluto così bene di Roberta
Recchia è
stato, per me, un viaggio emotivo difficile da contenere, pagina dopo
pagina, ho avvertito un nodo in gola che non si è mai sciolto del
tutto. Non è soltanto la storia ad avermi travolta, ma il modo in
cui l'autrice riesce a renderla viva usando parole misurate e
silenzi che pesano come pietre.
Certamente
non è un romanzo da “leggere
e dimenticare”,
questo libro ti resta addosso, ti si infila dentro, e lavora piano,
come fa il dolore vero, quello che non urla, ma segna. Raramente mi è
capitato di sentirmi così coinvolta, così esposta, così
profondamente partecipe della sofferenza di un personaggio.
Con
uno stile essenziale ma profondamente evocativo, Roberta
Recchia racconta
la storia di Luca, un adolescente costretto ad abbandonare la propria
casa e la propria famiglia dopo l'arresto del fratello, coinvolto
in un tragico crimine. Da un giorno all'altro, Luca si trova a
vivere lontano da tutto ciò che conosceva, schiacciato dal peso di
una colpa che non è sua, e da una vergogna che si insinua in ogni
gesto e in ogni pensiero.
La
grande forza del romanzo risiede proprio in questo sguardo interiore,
fragile ma limpido, che non chiede compassione ma ascolto. Luca è un
protagonista indimenticabile, ha la voce sommessa di chi è stato
ferito e continua a cercare, nel silenzio, una via per tornare a
respirare. Il suo percorso che è segnato da perdita, smarrimento, ma
anche da una lenta e faticosa ricostruzione, è narrato con pudore e
autenticità.
La
zia Mara e lo zio Umberto, che lo accolgono nel Nord Italia,
rappresentano una nuova forma di appartenenza possibile, ma è
soprattutto Flavia, giovane presenza discreta e profonda, a offrire a
Luca uno spiraglio di fiducia. Non ci sono svolte spettacolari o
soluzioni immediate, il cambiamento è lento, fragile ma soprattutto
veritiero.
Rispetto
a Tutta
la vita che resta,
questo nuovo romanzo colpisce ancora più nel profondo perché se il
primo raccontava il dolore da una prospettiva più esterna, Io
che ti ho voluto così bene ci
trascina dentro le pieghe dell'anima di chi resta, di chi subisce
indirettamente le colpe altrui e deve imparare a convivere con il
sospetto, il silenzio e la memoria.
Roberta
Recchia non
fa sconti, la sua è una scrittura che scava, che ferisce, ma che sa
anche accarezzare. Il perdono, la resilienza, la possibilità di
ricominciare, passa tutto attraverso un linguaggio sobrio, preciso e
umano.
Un
romanzo necessario, uno di quelli che, dopo averlo chiuso, senti il
bisogno di tenere ancora stretto tra le mani.
Katia Ciarrocchi

