Dissipatio H.G., di Guido Morselli, edito da Adelphi e recensito da Katia Ciarrocchi
Dissipatio H.G. – Guido Morselli – Adelphi – Pagg. 142 – ISBN 9788845927157 – Euro 12,00
Leggere Dissipatio
H.G.
di Guido
Morselli è
come essere immersi in un silenzio che non lascia scampo, l'autore
ci trasporta in un mondo spaventosamente vuoto, in cui ogni cosa
sembra perdere il suo significato e, al contempo, ne guadagna uno
nuovo e inquietante. Questo libro è una discesa nei recessi
dell'animo umano, un'esperienza che ti avvolge e ti scuote
profondamente.
La
trama, apparentemente semplice, è uno specchio per riflettere su
domande universali, un uomo, isolato dal resto del mondo per sua
stessa scelta, scopre improvvisamente di essere l'ultimo essere
umano rimasto sulla Terra. Da quel momento, l'assenza degli altri
diventa una presenza costante, un'ombra che permea ogni pagina. Il
vuoto fisico si traduce in un vuoto interiore che colpisce il
lettore, facendolo sentire parte di quel mondo deserto.
L'angoscia
che si respira nel romanzo non deriva da eventi catastrofici o
immagini apocalittiche, ma dal silenzio, un silenzio opprimente,
un'entità che accompagna il protagonista in ogni suo passo. Lo
seguiamo mentre vaga tra città abbandonate, strade deserte, edifici
che portano ancora i segni della presenza umana ma che ora sembrano
gusci svuotati di senso. Eppure, non è l'assenza delle persone in
sé a essere straziante, quanto la consapevolezza che quell'assenza
potrebbe essere eterna, definitiva, e che non ne sapremo mai la
causa.
Il
protagonista non è un eroe né un antieroe, è un uomo comune con
pensieri complessi, contraddittori, spesso tormentati, e l'iniziale
indifferenza verso l'umanità, il rifiuto verso il caos delle
relazioni sociali e la frenesia del mondo moderno, si trasformano
lentamente in nostalgia, senso di colpa e, infine, in disperazione.
Questo cambiamento è descritto con una delicatezza e un'intensità
tali da farci sentire sulla pelle le sue emozioni; non si può fare a
meno di immedesimarsi nella solitudine assoluta, nella paura e nello
smarrimento del protagonista.
Quello
che colpisce di più è come il romanzo riesca a trasformare ogni
dettaglio in un simbolo, una radio che continua a trasmettere, le
luci accese nelle case vuote, una strada che sembra aspettare chi non
arriverà mai, sono immagini che parlano più delle parole e che
trasmettono un senso di perdita devastante. Anche la natura, che
sopravvive indifferente alla scomparsa degli uomini, sembra il monito
che il mondo continua anche senza di noi, ma noi senza il mondo non
siamo nulla.
Il
titolo Dissipatio H.G. richiama un'espressione latina che significa
dissoluzione o scomparsa del genere umano. Morselli la riprende da un
antico testo di Iamblichus, evocando l'idea di un'umanità che si
dissolve nel nulla, come un'evaporazione silenziosa. È un titolo
che racchiude l'essenza stessa del romanzo, in cui la sparizione
dell'uomo diventa il punto di partenza per interrogarsi su ciò che
resta quando la presenza umana svanisce, sul senso dell'esistere in
un mondo che continua a vivere anche senza di noi.
La
lettura di Dissipatio H.G. destabilizza perché ci mette di fronte a
pensieri che di solito tendiamo a evitare, come l'idea di ciò che
resterebbe di noi senza gli altri, di cosa significhi esistere se
nessuno può vederci, ascoltarci, riconoscerci, di quale sia in fondo
il senso della nostra presenza in un universo che potrebbe fare a
meno di noi. Il protagonista non offre risposte, e proprio per questo
lascia dentro un'inquietudine che continua a farsi sentire anche
dopo aver chiuso il libro.
Dissipatio
H.G.
di Guido
Morselli è
un'esperienza che non si dimentica, è un viaggio nella solitudine
più estrema, un incontro con l'angoscia più profonda, ma anche un
invito a riflettere sul valore della presenza umana, delle relazioni,
e del significato che attribuiamo al nostro essere al mondo.
Citazioni tratte da: Dissipatio H.G. di Guido Morselli
Ciò
che fa il silenzio e il suo contrario, in ultima analisi è la
presenza umana, gradita o sgradita; e la sua mancanza. Nulla le
sostituisce, in questo loro effetto.
E il silenzio da assenza
umana, mi accorgevo, è un silenzio che non scorre. Si accumula.
Ma curiosità e meraviglia fluttuano alla superficie. Al fondo, è il freddo della constatazione…
Consideri la cecità di un morto e la cecità di un vivente. Che differenza c'è? La nostra ignoranza e quindi indifferenza, impassibilità, rispetto alla quasi totalità dei “dati” possibili, o anche rispetto alle effettive esperienze altrui, ossia dei nostri simili, è autentica occlusione. Quei dati, quelle esperienze, “non ci sono” per noi, e noi non ci siamo per essi. Non importa che, per altri individui, essi costituiscano la trama del “quotidiano”: noi, qui, siamo morti, e non c'è ragione di chiamare tale morte “metaforica”. È morte parziale, ma reale.
*Nelle citazioni riportate, non ci sono i riferimenti alle pagine, perché ho ascoltato il libro su Audible.
Katia Ciarrocchi

