Il Romitorio di San Pietro, di Renzo Montagnoli
Il Romitorio di San Pietro
di Renzo Montagnoli
Il romitorio secondo Garzanti Linguistica è un eremitaggio o in alternativa un luogo isolato e solitario. Generalmente finisce con l'essere entrambe le cose, perché un posto ove gli eremiti dimoravano per dedicarsi alla preghiera non poteva essere necessariamente affollato, anzi era condizione indispensabile che fosse silenzioso per agevolare il raccoglimento.
In provincia di Mantova, nel territorio del comune di Redondesco, esiste un romitorio, quello di San Pietro. E' così che viene generalmente conosciuto, ma il nome esatto è Chiesa Romitorio dei Santi Pietro e Paolo.
Si tratta pertanto di un edificio di culto le cui origini risalgono all'incirca al 1100, una chiesetta in pratica in stile romanico che sorge in fregio al fossato Tartaro. Come spesso accade la datazione non è facile e certa, però quella sopra indicata trova un certo fondamento in un documento risalente alla fine del XII secolo che cita una certa Ecclesia Sancti Petri sita a sud delle Bolognine toponimo di una frazione di Redondesco.
L'Ecclesia Sancti Petri era una dipendenza di due potenti monasteri, quello di San Salvatore e Santa Giulia a Brescia e quelli di San Benedetto a Leno, comune della provincia di Brescia. Nonostante questi due importanti conventi accusino nel quattrocento una certa decadenza, il romitorio di San Pietro si sviluppa invece, tanto che la chiesetta viene allungata e decorata con affreschi. Tuttavia ancora non era luogo di preghiera di eremiti, era una chiesetta monastica a tutti gli effetti. E proprio nel momento del suo massimo splendore improvvisa viene la decadenza, così che abbandonata dagli ordini religiosi interrompe le funzioni liturgiche, si svuota insomma delle sue vocazioni originarie ed è proprio in quel frangente che diventa un luogo di raccolta di chierici itineranti e di eremiti, assumendo così la veste di romitorio. La vita di questi oranti non doveva essere facile, tanto che si alternarono periodi di attività con altri di vera e propria assenza, senza che però questo venisse a incidere sulla religiosità dei fedeli, sempre molto devoti a questo luogo.
La struttura architettonica è estremamente semplice, con una sola navata, con una facciata da umile capanna, in presenza di un'abside semicircolare e con delle capriate in legno. Gli affreschi, di cui si è accennato, risalgono alla seconda metà del XV secolo e sono attribuibili a pittori itineranti bresciani. Come spesso è riscontrabile in questi casi i dipinti raffigurano episodi del Vangelo, con raffigurazioni della Madonna e dei santi Rocco e Sebastiano, che sono sempre stati i più conosciuti nelle campagne lombarde.
Poiché non era più luogo ufficiale di culto nel tempo la chiesetta fu adibita ogni tanto a funzioni diverse, come rifugio, ricovero di truppe, ma soprattutto di viandanti che lì trovavano un luogo per ripararsi. Curiosamente vi è traccia di questi ospiti temporanei, viste le iscrizioni che non pochi di loro hanno lasciato e che costituiscono a loro modo una preziosa fonte storica perché sovente solo relative a fatti avvenuti nel circondario, come morti o reazioni degli abitanti a eventi epocali.
Abbandonato a se stesso il tempio inevitabilmente fini con il recare i segni della trascuratezza e fu solo nella seconda metà del secolo scorso che si volle porvi rimedio. Così è del 1980 il rifacimento del pavimento e del periodo che va dal 1988 al 2000 il restauro degli affreschi.
Come è possibile comprendere l'interesse dell'edificio non è solo religioso (è da tempo riaperto al culto), ma anche storico e artistico e quindi è meritevole di essere visitato.
Come arrivare
Per arrivare in auto a Redondesco, si prende l'autostrada A21, si esce a Cremona e si prosegue in direzione di Mantova tramite la SS 10. Successivamente, si deve prendere la SP 67 in direzione di Redondesco, oppure se si proviene da Mantova occorre utilizzare la SS 10 Padana Inferiore.
Ospitalità
https://www.tripadvisor.it/Hotels-g10275113-c2-Redondesco_Province_of_Mantua_Lombardy-Hotels.html
Fonti:
Regione Lombardia Beni Culturali
Nota: Le foto a corredo dell'articolo sono state reperite in diversi siti Internet

