Manomissione, di Domenico Conoscenti, edito da Il ramo e la foglia e recensito da Katia Ciarrocchi
Manomissione – Domenico Conoscenti – Il ramo e la foglia – Pagg. 224 – ISBN 9791280223456 – Euro 16,00
Se non esistessero possibilità diverse di vivere e di pensare, quindi anche di dissentire, non sarebbe possibile nemmeno uno stato democratico. (pag 29)
Manomissione di Domenico
Conoscenti edito Il
ramo e la foglia,
è un romanzo che sfugge a una classificazione netta: giallo,
allegoria politica, distopia appena velata; l'autore costruisce una
narrazione che oscilla tra documentazione e ricostruzione soggettiva,
tra il rigore degli interrogatori e delle trascrizioni e il silenzio
interiore di chi non può o non vuole parlare.
Al centro della
vicenda c'è Leonardo Lascari, ex insegnante, che si ritrova
coinvolto nella morte violenta di Diego Pomara, un poliziotto trovato
cadavere nel suo letto. Da qui si dipana una trama fatta di indagini,
sospetti, versioni discordanti tra la commissaria Petrotta, il
sovrintendente Lojacono e il questore, ciascuno con un proprio
sguardo parziale. Attorno, la vita privata di Leonardo, segnata da un
rapporto logoro con Gaetano, da fragilità intime e da desideri
repressi che diventano un ulteriore terreno di
conflitto.
Conoscenti scrive
un giallo, ma la ricerca della verità sull'omicidio si intreccia a
una riflessione più ampia sul potere e sulla libertà. Lo scenario è
quello di un Paese attraversato da un governo autoritario, clericale
e liberista, dove il controllo sociale e la repressione sono
normalizzati, in questo contesto la vita privata si fa terreno di
giudizio, e l'omosessualità di Leonardo diventa un ulteriore
elemento su cui esercitare violenza simbolica e istituzionale.
La
forza del libro sta proprio nella sua struttura polifonica e
discontinua, le pagine alternano dialoghi e trascrizioni di
interrogatori, email ufficiali e riflessioni intime. Nella narrazione
non c'è mai una linearità, la verità si intravede a frammenti,
tra sospetti e depistaggi, tra memorie personali e collettive, è
come se il lettore fosse continuamente spinto a colmare lacune, a
interrogarsi più che a ricevere risposte.
Il
titolo, Manomissione,
porta con sé ambiguità, come ambigua resta la realtà narrata,
sospesa tra cronaca e allegoria, tra ricordo e invenzione.
Ammetto
che Manomissione non
è stata una lettura facile, ho avuto difficoltà a portarla a
termine non tanto per la scrittura, che pure è densa e stratificata,
quanto per il senso di disorientamento che accompagna ogni pagina, il
continuo passaggio tra documenti ufficiali, ricordi spezzati e
silenzi lascia spesso il lettore in bilico, senza appigli chiari. Ciò
che in un giallo tradizionale rassicura, l'attesa di una soluzione
ordinata, qui non arriva mai davvero. Il romanzo chiede pazienza,
disponibilità a sostare nel dubbio e a non pretendere risposte
definitive, tutto ciò diventa un esercizio faticoso, ma
proprio per questo probabilmente potente, un po' come la realtà,
anche la letteratura può restare irrisolta.
Alla fine, resta un
senso di inquietudine, la consapevolezza che la violenza del potere
non è confinata a un altrove distopico, ma scivola nel nostro
presente. Conoscenti ci
costringe a guardare nelle zone d'ombra della democrazia, là dove
la libertà rischia di essere concessa e negata con la stessa
facilità, e dove la verità resta sempre parziale, mai definitiva.
Katia Ciarrocchi

