Resti di Mutina, di Gianluca Ferrari
Resti di Mutina
di Gianluca Ferrari
Venti passi nel primo secolo dopo Cristo
otto cippi di necropoli romana
a fianco d'un segmento di strada lastricata
che portava a Mantova e a te, Virgilio
(se temi i moti dell'aria osserva i mesi
e i segni celesti: dove volge il lento pianeta*…).
Il sole del Ferragosto scolpisce una lucertola
ai piedi di una stele: a quale epoca appartengo
ed appartiene? Viva ti fece Maria Sperata
per sé e per il proprio patrono, liberta di Publio
membro del sacro collegio degli Apollinari.
Il luminoso circolo è lucerna della bona
imago un punto nel silenzio sconfinato;
varco l'anello scuro del Foro Boario sembra
corredo di Saturno – torno indietro.
A pochi passi, sotto un gazebo, quattro vecchi
giocano a carte (camicie quadrettate appese
agli esili sostegni come dismesse pelli
di serpenti), una colomba illanguidisce sotto
il rastrello per le biciclette nella caligine
asfissiante, nell'ombrosa ruggine.
Attenti giocatori, attenti, che ad ogni presa
incauta s'annullano incommensurabili distanze.
* Lento pianeta: Saturno. Uno dei 2.183 esametri che compongono i libri delle Georgiche.
Da Acquerelli gotici (edito in proprio, 2020)

