Quel che ho capito di Edipo, di Giuseppe Carlo Airaghi
Quel che ho capito di Edipo
di Giuseppe Carlo Airaghi
Gli dei comunicano per enigmi.
All'ombra di alberi solitari. Il compito
della pizia è interpretarne i segni.
Il predestinato imparerà a proprie spese
che a nulla è valso fuggire,
tentare l'inganno al destino,
evitare il compimento della profezia.
I padri continueranno a ostruire
la stessa strada polverosa dei figli.
Utilizzare la lama o la pazienza
è l'unica alternativa concessa.
Il letto della regina ha un odore
che ubriaca (è il premio per chi ha saputo
risolvere l'enigma, per chi si è liberato
di colui che sbarrava la strada
ai propri sacrosanti desideri).
L'enigmista non ha risolto l'enigma
di se stesso, ha goduto, procreato nell'incesto.
Comprenderà, un indizio alla volta,
che il colpevole inconsapevole
calpesta la sua stessa ombra,
che il peccato è scritto dal destino
e non dal peccatore, che nessun alibi
sarà mai sufficiente a scagionarlo.
Da Ora che tutto mi appare più chiaro – Rinnegare i maestri (puntoacapo, 2023)

