Nella quiete silente di
una notte d'estate
s'alzò una brezza leggera;
nulla di più di un sommesso fruscio
che appena mosse le foglie dell'albicocco.
Lesta tutto m'avvolse
e alle orecchie arrivò il lontano mormorio
di un ruscello alpestre,
gorgoglio d'acqua pura e limpida
che poco a poco intesi come parole
di un canto lontano, levato alle stelle.
Di una donna parlava che
sola come me
scandiva il tempo lento dell'esistenza
e invocava l'affetto che tanto le mancava.
Malinconica canzone che mi
scese fino al cuore,
mi riempì di calore, di nuova speranza.
In questo mondo c'era
qualcuna che mi aspettava
e allora corsi nei prati, valicai montagne,
boschi intricati, fino al mare lucente;
illuminata dalla luna emergesti dalle acque
e mi tendesti la mano.
La brezza d'incanto cessò,
il ruscello divenne un torrente impetuoso,
un inno alla gioia.
E su tutto s'innalzò forte
il battito di due cuori
non più soli.