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  Poesie  »  D'Amore  »  Un giorno alla fontana 23/03/2007
 

Un giorno alla fontana

 

 

Ella scendeva alla fontana,

 

esile figura di giovinetta acerba

 

ed io la rimiravo,

 

estasiato da tanta grazia e beltà.

 

L'acqua gorgogliava un canto antico

 

che parlava di elfi, di gnomi,

 

di fanciulle addormentate nel magico sogno

 

di una gioventù libera da vincoli e da orpelli.

 

Il sole in cielo splendeva radioso

 

e conferiva alla scena ottici riflessi

 

fra il verdeggiar del bosco.

 

Si chinò,

 

raccolse l'acqua nell'orcio antico

 

e così facendo   rispecchiò la soave immagine

 

che impressa rimase nella superficie appena increspata,

 

poi passò dinnanzi,

 

senza volgermi uno sguardo

 

e lesta ritornò alla dimora sua.

 

Di certo non rientravo nei suoi sogni,

 

nato servo,

 

ma con cuore e sentimenti d'ogni uomo.

 

Raccolsi l'acqua in cui s'era specchiata

 

per conservarla nell'illusione

 

di poter ancora rimirare l'immagine della     sua bellezza.

 

E continuò, così,

 

il mio esser nel sogno d'una vita disperata,

 

ove la realtà di quell'amore mi sarebbe stata negata,

 

sempre restando impressa nella mente

 

quella figura leggiadra di un giorno alla fontana.

 

 

 
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