Un canto lontano
di Renzo Montagnoli
É in questa stagione
di freddo e di nebbie
che sto a meditare
ad ascoltare la voce del vento
a percepire i segni del tempo.
É in queste giornate
di gelo insidioso
che quasi m'addormo
davanti a un bel fuoco,
che forse sogno
con gli occhi socchiusi,
che forse mi sembra
di udire un canto lontano.
É un coro di voci
che viene e che va
ora raccolto
ora disperso
da questo vento bizzoso.
É quasi una nenia
di assopite parole
intercalate da muti silenzi.
É il sommesso racconto
di un tempo che é stato
di genti che qui hanno dimorato
e ora lontane nel mar dell'oblio
sussurrano nascite, vite, glorie,
disgrazie e morti di chi non c'è più.
Sono ombre sfocate
pulviscoli di esistenze
sfuggite alla memoria
disperse dal tempo.
E più credo di udire
più m'accorgo
che questa é la sorte
riservata a noi tutti:
aver percorso in un lampo un tragitto
da buio a buio
l'essere stati in un microscopico istante
una piccola luce,
un respiro di farfalla,
un battito di ciglia,
senza capire nemmeno il perché
per poi scomparire,
effimere casualità
prima create
e poi divorate da Krono.
Da Canti Celtici II