Sognando
primavera
di Renzo Montagnoli
Vetri rigati da
rivoli di pioggia
nell'opaco giorno di
una stagione
che non sa né
d'inverno, né d'autunno.
Si trascinano lente
le ore
come il mio corpo
esausto per tanta umidità.
Me se le ossa
scricchiolano,
se l'artrite
banchetta con la carne,
quel che più temo
è la monotonia di una
stagione asfittica
la noia che s'insinua
fra le pieghe
lo scandire soffocato
di un tempo sempre uguale.
E se proprio le
palpebre s'abbassano
tanto vale lasciarsi
andare
sperando di sognare
le gemme che
sbocciano sui rami
i crochi che timidi
s'affacciano
il canto lieto
dell'usignolo
che annunciano
finalmente
che il tempo è
cambiato
che già un filo di
tepore
s'avverte nell'aria
luminosa.
Il grigiore di questi
giorni
potrà così sembrare
meno oscuro
e forse mi aiuterà a
scorgere
fra la pioggia
tambureggiante
un po' di luce
laggiù in fondo
da dove fra non molto
ancora
arriverà all'alba di
un mattino
l'agognata primavera.
Da Lungo il
cammino