Il testamento
di Renzo Montagnoli
Lastra di marmo sbiadita dal tempo,
riemersa dalla terra un giorno per caso,
frutto di uno scavo,
alla ricerca di ciò che è stato.
Parole incise con mano forte e sapiente,
un testamento lasciato agli sconosciuti posteri.
“Il dio del sole tolse
la sua calda luce agli occhi miei,
mi precipitò nelle tenebre.
Sono ormai lontani i giorni delle cacce,
l'arco teso,
la freccia lasciata andare,
il buio della notte negli occhi della preda trafitta.
Gli amplesso gioiosi non torneranno più,
né potrò udire vagiti di neonati,
né potrò vedere albe e tramonti.
Per me il giorno è finito,
non resta che la notte,
senza luna e stelle.
Ho vissuto
nel rispetto degli avi,
ho cresciuto i figli,
con la memoria di ciò che è stato,
perché sapessero come vivere il presente
e preparare il futuro.
Se del mio corpo non rimarrà che polvere,
il ricordo di me,
in chi un giorno leggerà,
sarà la sconfitta della morte che mi ha colto.
Io sono stato, sono e così anche sarò.”
Non c'è nome,
uno sconosciuto riemerso dall'eternità,
un uomo senza tempo.
Da Canti Celtici (Il Foglio, 2007)