Migrazioni
di
Renzo Montagnoli
La
bruma
che
accompagna i miei
passi
mattutini
sa
di muschio
di
erba stanca e morente.
E’
l’emblema di una stagione
in
cui stilla umidità ogni cosa
e
le mie vecchie giunture
scricchiolano,
quando
addirittura non si bloccano.
Eppure,
la campagna
immersa
in questo sudario
ha
il fascino
di
un vecchio che ripensa al passato
mentre
s’avvia alle brine invernali.
Lontani
sembrano i richiami
degli
uccelli che si raccolgono
per
l’ultimo balzo verso
terre
più ospitali
per
sorvolare il torrido deserto
e
approdare a oasi sognanti.
Là,
il loro canto si mischierà
a
quello di giovani berbere
un
inno alla clemenza di una natura amica.
Ah,
se potessi con voi volare
librarmi
in alto alleggerito
dal
peso di una vita
che
mi porto appresso
e
di cui tutti gli anni sento!
Mi
piacerebbe con voi
planare
sulle oasi
rinfrescarmi
nell’acqua
che
sorge spontanea
unire
il mio canto antico
al
vostro e a quello degli indigeni
un
lampo di luce
nel
buio di una vita
che
lenta si spegne.
Da
La pietà
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