Sulla
riva del fiume
di
Renzo Montagnoli
Seduto
sulla riva
le
gambe a penzoloni
guardo
l’acqua scorrere
silenziosa
e lenta.
Il
mio viso, un’immagine
che
si spezza e ricompone,
si
specchia in quel fluido
come
le nubi di un cielo
che
corrono nel vento
di
una primavera abbozzata.
Lenti
voli di aironi
si
stagliano laggiù
dove
il sole si appresta
a
tramontare dove c’è
un
altro mondo che l’attende.
Due
libellule innamorate
si
rincorrono mentre
s’alzano
torme di moscerini;
s’allungano
le ombre
nel
rosso della fine di un giorno.
Altri
rossi di fuochi e di fiamme
bagliori
di scontri mortali
corrono
a oriente fra scoppi
e
rimbombi che qui non arrivano
ma
sono ben impressi nella mia mente.
Qua
altri rumori nell’incipiente sera
concerti
che la natura offre a
chi
sa ascoltare ed è così che
un
gracidio di rane è una
dolce
sinfonia che fuga
gli
strepiti di una guerra
che
sembra lontana
ma
che lacera il cuore.
Da
La pietà
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