Area riservata

Ricerca  
 
Siti amici  
 
Cookies Policy  
 
Diritti d'autore  
 
Biografia  
 
Canti celtici  
 
Il cerchio infinito  
 
News  
 
Bell'Italia  
 
Poesie  
 
Racconti  
 
Scritti di altri autori  
 
Editoriali  
 
Recensioni  
 
Letteratura  
 
Freschi di stampa  
 
Intervista all'autore  
 
Libri e interviste  
 
Il mondo dell'editoria  
 
Fotografie  
 
 
 

  Recensioni  »  Il grande balipedio, di Carlo Della Corte, edito da Endemunde 06/01/2018
 

Il grande balipedio

di Carlo Della Corte

Endemunde Edizioni

www.endemunde.it

Narrativa romanzo

Pagg. 160

ISBN 9788897950172

Prezzo Euro 11,90



Una visione originale della guerra



Mi ha incuriosito per il titolo, perché non sapevo che significato avesse la parola balipedio, ma è bastata una breve ricerca sul dizionario per sapere che con questo termine si indica un campo sperimentale per il tiro dei cannoni e comunque per altre esercitazioni a fuoco; inoltre, in occasione della ricorrenza (centenario) della nostra partecipazione alla Grande Guerra il romanzo era indicato da alcuni quotidiani fra quelli in tema meritevoli di lettura. Ciò premesso, mi corre l’obbligo di evidenziare da subito che Il grande balipedio, sebbene ambientato nel corso della prima guerra mondiale, è un po’ atipico e pur nella vicenda di una missione suicida non cerca di esprimere tanto una ferma condanna della guerra, che nemmeno viene esaltata però, ma tende a far apparire il conflitto come uno scontro di classe, secondo una radicata concezione marxista. La figura di questo tenente, di un ceto borghese alto, a cui la vita non ha riservato preoccupazioni e che lui conduce con indifferenza, quasi con apatia, e l’immagine dei soldati che comanda, proletari considerati in guerra come carne da cannone e in pace come carne da sfruttare, segnano un netto contrasto che, pur tuttavia, il fango delle trincee, il martellante tambureggiare dei cannoni, il vitto insapore e inadeguato finiscono per annullare, nella lordura di un mondo che nelle traversie di una guerra rappresenta la peggiore condizione possibile. Il tema non è facile e la politicizzazione di un fatto può risultare controproducente alle esigenze di una interessata e gradevole lettura. Purtroppo l’autore non è riuscito a dare al romanzo una struttura snella, appesantendolo con frequenti riflessioni del protagonista principale, a volte anche superflue, in quanto ripetitive di concetti esposti in precedenza. E non è un caso se le parti migliori sono quelle in cui emerge un contrasto, anche fisico, con i superiori, senza che ci sia necessità di esporre un pensiero sul fatto che il mondo è schematizzato in classi e che ogni classe, in particolari momenti, può imperare sull’altra. Un colonnello che sembra ricordare tanto il generale Leone di Un anno sull’altipiano, e un capitano, pazzo di paura, che crede di riscattarsi rubando le corazze della pattuglia addetta al taglio dei reticolati sono l’emblema dell’ottusità di chi, in un dato momento della storia, è investito di poteri non supportati da idonee capacità. Così se sono frequenti pagine di una particolare grevità, che mi hanno anche stizzito, sono tuttavia presenti altre che stimolano a proseguire nella lettura.

Nel complesso, direi che il libro è meritevole, ma senza alcuna enfasi, senza l’emozione di chi è convinto di aver avuto un consistente contributo al suo livello culturale; ci sono, come sopra precisato, meriti e demeriti, però c’è anche una rappresentazione della guerra un po’ diversa dalle solite ed è questa originalità il pregio maggiore.




Carlo della Corte (1930-2000) è stato un romanziere, poeta e giornalista veneziano. Appassionato di fumetti (su cui ha scritto un memorabile saggio) e di fantascienza (con Pulsatilla sexuata,1962, ne ha inaugurato il filone italiano), conquista la notorietà con Di alcune comparse a Venezia (1969), che vince a Zurigo il premio internazionale Veillon. Nel 1977 è finalista al Campiello con Cuor di Padrone. Tra i suoi ultimi romanzi, Il diavolo, suppongo (1990), Vuoto a rendere (1994), Fuoco lento (1966) e Cubanito (2000).


Renzo Montagnoli

 
©2006 ArteInsieme, « 014060672 »