Maigret
e il signor Charles
di
Georges Simenon
Trasduzione
di Laura Frausin Guarino
Edizioni
Adelphi
www.adelphi.it
Narrativa
romanzo
Collana
gli Adelphi – Le inchieste di Maigret
Pagg.
154
ISBN
9788845927003
Prezzo
Euro 10,00
L’ultimo
Maigret
Questo
romanzo ha una particolarità: stilato agli inizi del 1972 è
l’ultimo in assoluto scritto da Simenon. E che l’ultima
fatica dell’autore belga abbia come protagonista il celebre
commissario Maigret non penso proprio sia un caso; il personaggio che
lo fece conoscere al grande pubblico nel lontano 1931 chiude, nel
migliore dei modi, una carriera letteraria ricca di successi e di
soddisfazioni. Devo anche dire che il cosiddetto canto del cigno
è senza ombra di dubbio uno dei migliori gialli scritti da
Simenon, una vicenda strana, una storia di solitudini, con il
commissario che, nel consegnare alla giustizia il colpevole di un
omicidio non prova soddisfazione, anche per la pietà che ha
nei confronti del reo e forse, ipotesi per nulla trascurabile, perché
è consapevole che quella che ha appena concluso è stata
la sua ultima indagine.
La
vicenda, ambientata nei quartieri alti di Parigi, è quella di
una coppia che si ignora, lui un ricco e famoso notaio che frequenta
assiduamente i locali notturni, assentandosi da casa a volte anche
per diversi giorni con una entraineuse che ha rimorchiato, lei, la
moglie, una delle sue conquiste notturne, che si stordisce con
l’alcool. Il marito non torna da una delle sue avventure, la
moglie si preoccupa e interessa la polizia, e infine l’uomo
viene ritrovato, morto ammazzato. Non vado oltre per non togliere il
piacere della scoperta, ma ho dovuto anticipare questo succinto
parziale riassunto per far comprendere l’ambiente e l’atmosfera
in cui opera Maigret, un Maigret prossimo alla pensione e che rifiuta
l’ambitissimo posto di direttore della polizia giudiziaria, un
lavoro più da burocrate che da investigatore, in cui un peso
non trascurabile ha la capacità di saper mediare, di essere
diplomatici. Che il nostro commissario non accetti l’offerta mi
appare scontato, perché è impossibile figurarselo
dietro una scrivania tutto il giorno, a firmare carte, a distribuire
incarichi, a tenere i rapporti con il ministro degli Affari interni.
No, lui è un uomo d’azione, ama quel piacere perverso
che prova chi indaga nel seguire una traccia, nel braccare un
delinquente. Poi, come peraltro è accaduto altre volte, è
uomo che non solo non ama infierire su chi assicura alla giustizia,
ma rivela un profondo senso di pietà che se non ammette la
possibilità di ignorare la verità e di lasciare andar
libero un colpevole, tuttavia nemmeno lo induce a trarre motivo di
soddisfazione dall’esito positivo della sua indagine. Direi,
anzi, che questa caratteristica di Maigret lo rende unico fra i tanti
investigatori creati dagli autori del genere, un brevetto quasi che
gli dona una carica di umana simpatia.
Maigret
e il signor Charles è un romanzo molto bello, venato
da una malinconia frenata a a stento, la malinconia che può
prendere chi sta per lasciare una persona amica, una sua creatura che
l’ha accompagnato per una quarantina di anni, meglio di una
moglie, assai meglio di un figlio, perché in fondo non è
altro che lo specchio dell’anima del suo autore.
Georges
Simenon,
nato a Liegi nel 1903, morto a Losanna nel 1989,
ha lasciato
centonovantatre romanzi
pubblicati sotto il suo nome e un numero imprecisato di romanzi e
racconti pubblicati sotto pseudonimi, oltre a volumi di «dettature»
e memorie. Il commissario Maigret è protagonista di 75 romanzi
e 28 racconti, tutti pubblicati fra il 1931 e il 1972. Celebre in
tutto il mondo, innanzitutto per le storie di Maigret, Simenon è
anche, paradossalmente, un caso di «scrittore per scrittori».
Da Henry Miller a
Jean Pauhlan,
da Faulkner a Cocteau, molti e disparati sono infatti gli
autori che hanno riconosciuto in lui un maestro. Tra questi, André
Gide: «Considero Simenon un grande romanziere, forse il più
grande e il più autentico che
la letteratura
francese abbia oggi»; Walter Benjamin: «… leggo
ogni nuovo romanzo di Simenon»; Louis-Ferdinand Céline:
«Ci sono scrittori che ammiro moltissimo: il Simenon
dei Pitard,
per esempio, bisognerebbe parlarne tutti i giorni».
Renzo
Montagnoli
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