Il
fuoco e il gelo.
La
grande guerra sulle montagne
di
Enrico Camanni
Laterza
Editore
Storia
Pagg.
XXVI-211
ISBN
9788858112373
Prezzo
Euro 16,00
Montagne
insanguinate
Prima
guerra mondiale, la Grande Guerra: il fronte italo-austriaco va
grosso modo dallo Stelvio all’Adriatico, un po’ prima di
Trieste. Di questa linea irregolare ben 640 chilometri sono in
montagna, corrono su ghiacciai, su creste, su cenge, su altipiani, su
brevi tratti di pianura. Ci sono rilievi notevoli, che si avvicinano
ai 4.000 metri e ci sono le più belle montagne del mondo, le
Dolomiti. Gli scenari sono incantevoli, ma anche mozzafiato, con
guglie che si inerpicano verso il cielo e altissime colonne di
giaccio. In questo ambiente, estremo, surreale, ma anche di sublime
bellezza combatterono per tre anni e tre terribili inverni i nostri
Alpini da una parte, i Kaiserjager dall’altra, nemici, ma
accomunati dal fatto di essere appassionati di questo mondo, tanto
bello e incantato, ma anche capace di essere crudele con i suoi
rigidissimi inverni, con le valanghe che seppelliscono interi
reparti, provocando morti in larga misura, quasi e forse di più
di quelli degli scontri veri e propri che, per la natura del terreno,
non videro mai impegnate grandi masse di combattenti come invece
accadeva a est sul Carso. Di questi eroi ci parla Enrico Camanni;
sulla base di diari e di testimonianze, riferisce di episodi che
hanno visto protagonisti sia dell’una che dell’altra
parte, senza mai enfasi, ma soprattutto riesce a non cadere mai nella
retorica, pregio non indifferente, data la materia trattata. L’autore
non toglie nulla all’aureola dei protagonisti, ma è
chiaramente un pacifista, come traspare non poche volte. Fra gli
Alpini e i Kaiserjager Camanni non sceglie nessuno, ma parlando di
alcuni di loro sceglie la pace, in una narrazione che anche per gli
scenari magistralmente descritti si rileva estremamente affascinante,
riuscendo a cogliere, accanto all’orrore di un conflitto, la
sublime emozione della natura. Non tutti sono personaggi come Damiano
Chiesa e Cesare Battisti, o come Sepp Innerkofler, ma sono
protagonisti di storie, vere, che restano indimenticabili, e non solo
per le azioni belliche vere e proprie, ma per le capacità
alpinistiche che dimostrarono nell’adempimento del loro dovere,
arrivando al punto di inaugurare nuove, spericolate vie. Ci si può
commuovere di fronte alla vicenda dell’ufficiale mantovano
Arnaldo Berni, tanto coraggioso quanto sfortunato, e il cui corpo non
verrà mai ritrovato, imprigionato sotto tonnellate di
ghiaccio, o a quella del sergente Sepp Innerkofler, nota guida, che
si immola per difendere il suo paese, ma ciò che resta è
l’immagine di uomini che, pur essendo contro, non furono mai
effettivamente nemici, troppo uniti dal comune amore per quella
montagna che li volle con sé per sempre. Furono a lungo vicini
agli angeli e angeli stessi divennero; combattevano per pochi sassi,
per speroni di roccia così scoscesi che non di rado lasciavano
cadere, travolgendo chi stava sotto, gigantesche valanghe. Se nella
guerra ci può anche essere un barlume di logica, lì
mancava del tutto, perché si soffriva, si moriva, ci si
disperava in uno dei posti più belli del mondo.
Il
fuoco e il gelo è
un rigoroso libro di storia, ma ha il sapore di un romanzo, di un
racconto irripetibile e avvincente come pochi.
Enrico
Camanni, nato
a Torino nel 1957, ha conseguito il diploma di maturità
scientifica al liceo Gobetti in clima post sessantottino e ha
frequentato il corso di indirizzo storico alla facoltà di
Scienze Politiche.Alpinista molto attivo sulle Alpi, dove ha aperto
una decina di vie nuove e ripetuto circa cinquecento itinerari di
roccia e ghiaccio, è stato membro del Gruppo Alta Montagna,
istruttore della Scuola nazionale di Alpinismo Giusto Gervasutti e
direttore della Scuola nazionale di Scialpinismo della Sucai Torino.
Attraverso la passione per l’alpinismo, è approdato al
giornalismo di montagna, alternando lo studio con il lavoro di
redazione. È stato redattore capo della “Rivista della
Montagna” dal 1977 al 1984. Nel 1985 ha fondato il mensile
“Alp”, che ha diretto per tredici anni. Dal 1999 al 2008
ha diretto la rivista internazionale di cultura alpina “L'Alpe”
(edizione italiana), nata da un accordo di cooperazione con il Musée
Dauphinois di Grenoble. Dal 1999 collabora con il quotidiano “La
Stampa”, nelle pagine culturali e in cronaca. Dal 2008 al 2011
ha diretto il mensile “Piemonte Parchi” della Regione
Piemonte. Ha scritto circa mille articoli, commenti, saggi,
introduzioni sulla storia dell’alpinismo, l’ambiente e le
tematiche alpine, collaborando con numerosi giornali quotidiani e
periodici tra cui “Airone”, “Il Sole 24 ore”,
“La Stampa”, “L’Unit à”,
“Meridiani”, “Specchio”, “L’Indice”,"Giornale
dell'Architettura". In trent’anni di attività
pubblicistica e di ricerca, ha gradualmente allargato i suoi studi
dall’alpinismo alla storia delle Alpi e alle problematiche
dell’ambiente alpino, in particolare dal punto di vista umano,
unendo più discipline e una vasta gamma di competenze. Si è
contemporaneamente dedicato alla narrativa, pubblicando cinque
romanzi ambientati in diversi periodi storici. Ha diretto e curato
l’edizione italiana del Grande Dizionario Enciclopedico delle
Alpi (2007). Ha affrontato il problema della museografia alpina
contemporanea, curando la progettazione scientifica del Museo della
Montagna di Torino, del Museo delle Alpi al Forte di Bard (Opera
Carlo Alberto) e delle Alpi dei Ragazzi al Forte di Bard (Opera
Vittorio). Ha collaborato alla progettazione e alla realizzazione
dell’esposizione permanente “Montagna in movimento”
al Forte di Vinadio (Valle Stura). È stato progettista e
direttore culturale di “Alpi 365 Expo”, il rinnovato
salone della montagna di Torino (2007). Dal 2009 è
vicepresidente dell’associazione “Dislivelli, ricerca e
comunicazione sulla montagna”.
Renzo
Montagnoli
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