Dal
Monte Nero a Caporetto
Le
dodici battaglie dell’Isonzo 1915 - 1917
di
Fritz Weber
Ugo
Mursia Editore
Storia
Pagg.
402
ISBN
9788842536840
Prezzo
Euro 24,00
La
guerra sull’Isonzo vista dall’altra parte
Undici
grandi battaglie sull’Isonzo si conclusero con un quasi nulla
di fatto, se si eccettua la presa di Gorizia, ma con gravissime
perdite e, soprattutto, con pesanti strascichi sul morale delle
nostre truppe, i cui effetti negativi, unitamente a gravi
responsabilità dei comandanti, si sarebbero visti in occasione
della dodicesima battaglia, quella nata dall’offensiva
austriaco-tedesca e che si concretizzò nella disfatta di
Caporetto. Fritz Weber che durante la Grande Guerra era tenente
d’artiglieria sul fronte italiano, autore di altre celebri
opere come Guerra
sulle Alpi (1915-1917) e
Tappe
della disfatta, con
questo volume in cui predomina l’aspetto storico sulle vicende
personali
parla appunto delle dodici battaglie dell’Isonzo e lo fa con
quella sostanziale imparzialità presente anche negli altri
suoi due libri. Certo ha un occhio di riguardo per l’esercito
imperiale, di cui faceva parte, ma non lesina giudizi negativi sulla
condotta delle operazioni, né si esime da apprezzamenti sul
valore del nemico; in ogni caso la sua penna è guidata da un
profondo senso di pietà per chi combatté
disperatamente, morendo o restando gravemente ferito, lungo quel
fiumiciattolo che risponde al nome di Isonzo e che negli intendimenti
del nostro Stato Maggiore avrebbe dovuto rappresentare il punto di
partenza per l’invasione dell’impero asburgico. Da un
lato Cadorna mandava all’attacco frontale i suoi soldati, con
conseguenti immani perdite, dall’altro Borojevic imponeva alle
sue truppe di resistere a oltranza, contrattaccando ove era
possibile. Questa tattica militare spiega pertanto l’elevato
numero di caduti sugli opposti fronti, e senza che ci potesse essere
una soluzione definitiva, perché se gli italiani non
sfondavano, era altrettanto vero che gli austriaci, peraltro
inferiori di numero, non potevano sperare in una vittoria
determinante con una tattica d’arresto. Era una situazione di
stallo, imposta dal terreno e dagli elementi contingenti, ma le cose
avrebbero potuto essere molto diverse se, nei primi giorni di guerra,
Cadorna avesse osato un po’, visto che il fronte austriaco era
difeso da un velo di truppe; né mai al generale italiano venne
in mente una mossa geniale come quella inventata da Conrad von
Hotzendorf nella primavera del 1916 con la famosa Strafexpedition,
fermata sì dall’eroismo dalle nostre truppe, ma
soprattutto dal ritiro di numerosi reparti imperiali per essere
avviati al fronte orientale onde contrastare una profonda offensiva
russa, peraltro reclamata a gran voce dal nostro Stato Maggiore,
messo alle strette dalla dirompente avanzata nemica sugli altipiani.
Non dico che Cadorna avrebbe dovuto necessariamente attaccare sulla
direttrice Asiago – Lavarone, ma ci fu più di
un’occasione in cui un’azione ben congegnata in Valsugana
avrebbe potuto portarci rapidamente a Bolzano e da lì al
Brennero, minacciando di avvolgimento lo schieramento austriaco
postato lungo l’Isonzo.
In
Dal
Monte Nero a Caporetto
l’esperienza bellica di Fritz Weber ha un peso piuttosto
modesto e a prevalere è invece la ricerca storica, a tutto
beneficio della comprensione di certi eventi, fra i quali appunto lo
sbandamento del nostro esercito in occasione della dodicesima
battaglia, ed è importante sentire il suono dell’altra
campana, la quale ribadisce l’incapacità dei nostri
comandi a comprendere il senso di un’azione congiunta e
manovrata di ampio respiro, che avrebbe potuto giustificare le grandi
perdite con la conquista di vaste zone e con la minaccia non certo
velata di puntare su Vienna. Quindi rispetto e onore per i nostri
soldati e critiche, non infondate, per i nostri comandanti; per
quanto concerne poi l’esercito austriaco c’è una
partecipata commozione alla sorte di tanti militari di diversa
nazionalità, ma tuttavia fedeli a un impero agonizzante ancor
prima dell’inizio del conflitto; per i comandanti imperiali in
genere c’è rispetto e anche stima, pure loro vittime di
un regime morente. Per chi vuole conoscere un po’ di più
la storia della nostra Grande Guerra Dal
Monte Nero a Caporetto
rappresenta un saggio utile e per niente greve, un’opera quindi
che mi sento di consigliare anche perché dalla lettura di
fatti che ci riguardano scritti da un ex nemico si possono solo
trarre apprezzabili insegnamenti e ragionevoli metri di giudizio.
Fritz
Weber,
ufficiale dell’esercito austro-ungarico durante la Prima guerra
mondiale, ha raccolto la sua testimonianza sul conflitto in memoriali
che rappresentano uno dei punti di riferimento della storiografia
militare. Ricordiamo Guerra sulle Alpi (1915-1917) e Tappe della
disfatta, entrambi editi da Mursia.
Renzo
Montagnoli
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